Ubicato sul versante di una verde e rigogliosa vallata, il Comune di Albanella offre ai suoi visitatori un panorama allettante, che abbraccia il mare e i monti Alburni ad un tempo. Le sue origini si fanno risalire al IX sec. quando alcuni profughi di Paestum trovarono rifugio in quest’area, scampando, in tal modo, alle invasioni saracene, ma il ritrovamento di tombe, databili intorno alla fine del V sec. a.C., attestano la presenza di un insediamento urbano greco, le cui genti praticavano forme di cultura specializzate. Presso la località San Nicola sono venuti alla luce i resti di un Santuario campestre che, insieme alle statuine fittili e votive, rendono plausibile l’ipotesi che qui si venerasse il culto di Demetra e Kore, l’una dea della fertilità della campagna, e l’altra della fecondità delle donne. Nella medesima località sono stati rinvenuti anche i resti di una fattoria, databile intorno al III sec. a.C., e una moneta dell’Imperatore Aurelio, che accerta il popolamento della zona anche in età tardo-romana. Le uniche notizie documentate sull’età longobarda, normanna e sveva sono contenute nei registri Angioini: il documento più antico è del 1266, successivo alla congiura di Capaccio. Come tutti i feudi, anche Albanella passò da una Signoria all’altra: Pietro Ruggio, Roberto e Bertrando Sanseverino, Lionetto, figlio illegittimo di Bertrando, e Roberto Ambrosio, tanto per citare qualche nome illustre. In epoca risorgimentale, il paese partecipò attivamente ai moti patriottici insieme a Capaccio, Trentinara, Giungano e Roccadaspide.
Per chi ama le bellezze naturali Albanella annovera tra le sue attrattive turistiche anche numerosi parchi e boschi, come i 111 ettari di oasi di protezione naturale del Bosco Camerine e il Parco della Giunta di Sele e Calore; inoltre è possibile ammirare il fiume Calore, con i due affluenti: il Cosa, lungo le cui sponde “albergano” animali in via d’estinzione, e il Malnome e, in ultimo, ma non per ordine di bellezza, la Collina della Difesa Cigno con i suoi 5 ettari di superficie rimboscata con piante di pini.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore
Ubicato sul versante di una verde e rigogliosa vallata, il Comune di Albanella offre ai suoi visitatori un panorama allettante, che abbraccia il mare e i monti Alburni ad un tempo. Le sue origini si fanno risalire al IX sec. quando alcuni profughi di Paestum trovarono rifugio in quest’area, scampando, in tal modo, alle invasioni saracene, ma il ritrovamento di tombe, databili intorno alla fine del V sec. a.C., attestano la presenza di un insediamento urbano greco, le cui genti praticavano forme di cultura specializzate. Presso la località San Nicola sono venuti alla luce i resti di un Santuario campestre che, insieme alle statuine fittili e votive, rendono plausibile l’ipotesi che qui si venerasse il culto di Demetra e Kore, l’una dea della fertilità della campagna, e l’altra della fecondità delle donne. Nella medesima località sono stati rinvenuti anche i resti di una fattoria, databile intorno al III sec. a.C., e una moneta dell’Imperatore Aurelio, che accerta il popolamento della zona anche in età tardo-romana. Le uniche notizie documentate sull’età longobarda, normanna e sveva sono contenute nei registri Angioini: il documento più antico è del 1266, successivo alla congiura di Capaccio. Come tutti i feudi, anche Albanella passò da una Signoria all’altra: Pietro Ruggio, Roberto e Bertrando Sanseverino, Lionetto, figlio illegittimo di Bertrando, e Roberto Ambrosio, tanto per citare qualche nome illustre. In epoca risorgimentale, il paese partecipò attivamente ai moti patriottici insieme a Capaccio, Trentinara, Giungano e Roccadaspide.
Per chi ama le bellezze naturali Albanella annovera tra le sue attrattive turistiche anche numerosi parchi e boschi, come i 111 ettari di oasi di protezione naturale del Bosco Camerine e il Parco della Giunta di Sele e Calore; inoltre è possibile ammirare il fiume Calore, con i due affluenti: il Cosa, lungo le cui sponde “albergano” animali in via d’estinzione, e il Malnome e, in ultimo, ma non per ordine di bellezza, la Collina della Difesa Cigno con i suoi 5 ettari di superficie rimboscata con piante di pini.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore
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