Situato sulla cima di una collina che domina la valle del Trenico, affluente del Calore, il Comune di Campora è caratterizzato dalla presenza di una natura rigogliosa, fatta di faggeti, castagneti e cerreti. Il toponimo, attestato già in un documento del XIV sec., rinvia alla parola latina “campus” e può significare tanto “luogo piano” che “superficie agraria”.
In passato, data la sua favorevole posizione geografica, ha svolto un’importante funzione di controllo sulla via di transito che da Vallo della Lucania attraversava queste terre, per poi proseguire per il Vallo di Diano. Frequentato e abitato sin dalla preistoria, come testimoniano i numerosi ritrovamenti ascrivibili all’età Eneolitica, il territorio in cui sorge Campora fu in seguito dotato di una torre fortificata: a costruirla furono gli abitanti dell’antica Velia, i quali volevano garantire un maggiore controllo sulla strada che conduceva verso il Vallo di Diano. Tuttavia la formazione dell’attuale centro abitato si ebbe solo intorno al X sec. quando, in seguito alle continue scorrerie saracene che devastavano la costa tirrenica, il popolo in fuga trovò riparo in un monastero basiliano dedicato a San Giorgio.
Dal 1131 il feudo di Campora passò nelle mani di marchesi, principi, baroni ed enti ecclesiastici. Nel 1656 i camporesi vennero afflitti dalla peste, che decimò buona parte della popolazione. Tra la fine dell’ 800 e l’inizio del ‘900 si verificò anche una crisi agraria che costrinse molti abitanti ad emigrare. Campora aderì alle rivolte patriottiche e vide i suoi contadini occupare le terre padronali e reagire violentemente al regime dei Borboni. Spiccano in questa vicenda le figure del sacerdote Vitantonio Fecola e del sindaco Giovanni Trotta.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore
Situato sulla cima di una collina che domina la valle del Trenico, affluente del Calore, il Comune di Campora è caratterizzato dalla presenza di una natura rigogliosa, fatta di faggeti, castagneti e cerreti. Il toponimo, attestato già in un documento del XIV sec., rinvia alla parola latina “campus” e può significare tanto “luogo piano” che “superficie agraria”.
In passato, data la sua favorevole posizione geografica, ha svolto un’importante funzione di controllo sulla via di transito che da Vallo della Lucania attraversava queste terre, per poi proseguire per il Vallo di Diano. Frequentato e abitato sin dalla preistoria, come testimoniano i numerosi ritrovamenti ascrivibili all’età Eneolitica, il territorio in cui sorge Campora fu in seguito dotato di una torre fortificata: a costruirla furono gli abitanti dell’antica Velia, i quali volevano garantire un maggiore controllo sulla strada che conduceva verso il Vallo di Diano. Tuttavia la formazione dell’attuale centro abitato si ebbe solo intorno al X sec. quando, in seguito alle continue scorrerie saracene che devastavano la costa tirrenica, il popolo in fuga trovò riparo in un monastero basiliano dedicato a San Giorgio.
Dal 1131 il feudo di Campora passò nelle mani di marchesi, principi, baroni ed enti ecclesiastici. Nel 1656 i camporesi vennero afflitti dalla peste, che decimò buona parte della popolazione. Tra la fine dell’ 800 e l’inizio del ‘900 si verificò anche una crisi agraria che costrinse molti abitanti ad emigrare. Campora aderì alle rivolte patriottiche e vide i suoi contadini occupare le terre padronali e reagire violentemente al regime dei Borboni. Spiccano in questa vicenda le figure del sacerdote Vitantonio Fecola e del sindaco Giovanni Trotta.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore
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