Nel 1078 il conte Gerardo fece dono alla badìa di S. Sofia di Benevento delle chiese di S. Marco, S. Lorenzo, S. Lucia e S. Maria, edificate nei dintorni di Buonalbergo. Nel documento di donazione, si parla di Alipergo come castellum, perciò luogo fortificato. Probabilmente in questo periodo si ha il cambiamento della denominazione da Alipergo a Buonalbergo.
A Gerardo successe il figlio Eriberto, famoso per la sua fede religiosa e devoto di S. Nicola, patrono di Buonalbergo.Ad Eriberto successe Giordano che, nelle lotte contro Guglielmo di Nusco, ebbe distrutto il Castello di Montegiove nel 1122.
Con Ruggiero, erede di Giordano, Buonalbergo ebbe certamente la massima importanza politica; i possedimenti, oltre al feudo di Buonalbergo, si estendevano ad Apice e S. Severo e Ruggiero aveva alle dipendenze un gran numero di baroni. Questo grazie alla fedeltà a Gugliemo II di Altavilla ed all'impegno di riconoscere Costanza quale erede al trono di Sicilia. I rapporti di fedeltà agli Svevi, fino a Federico II, evitarono a Buonalbergo i lutti e le distruzioni operate da Enrico VI; ma, dopo la battaglia di Benevento del 1266, con la vittoria di Carlo d'Angiò, il Papa, considerando Buonalbergo terra sacrilega, innescò un processo di frantumazione della contea.
Il legame di Buonalbergo con gli Svevi si conserva nella toponomastica locale (via Manfredi, vico Manfredi, etc.).
Nei secoli successivi il territorio divenne merce di scambio passando, per motivi politici o economici, da un feudatario all'altro.
Dai Tocco di Benevento, ai Mansella di Salerno, agli Shabran di Provenza, ai Guevara di Spagna, agli Sforza di Milano, negli anni bui di scontri tra milizie straniere alla conquista del meridione, si smembra l'identità di Buonalbergo. Si disperde definitivamente la popolazione del Castello di Montegiove e, con la distruzione del Castello longobardo, ad opera di Carlo VIII nel 1496, scompaiono tutte le testimonianze di tanta storia.
A queste sciagure si aggiunse una rovinosa frana che distrusse anche l'abitato sorto ai piedi del castello tanto che, nel 1515, il Re di Napoli firmava il decreto di riedificazione dell'abitato sul monte S. Silvestro, l'attuale sito, esentando gli abitanti dal pagamento delle tasse. Nel 1525 si edificò la prima casa del nuovo abitato.
In seguito il feudo fu venduto agli Spinelli, che ne restarono in possesso fino al XVII secolo, per poi passare alla famiglia Coscia nel 1727.
L'occupazione napoleonica, le dominazioni spagnole, austriache e borboniche hanno lasciato scarse tracce a Buonalbergo che, ormai, occupava una posizione marginale, in un contesto in cui Benevento, unico grande polo di riferimento economico della zona, costituiva un'isola della Chiesa nel regno di Napoli, creando grosse difficoltà per gli scambi commerciali e culturali.
Il 7 Settembre 1860 diviene la capitale dell'Irpinia e fu proclamato il Governo Provvisorio. A ricordo, dopo 145 anni, il 7 settembre 2005 l'Ammministrazione Comunale pose una targa all'interno del Municipio.
Nel 1078 il conte Gerardo fece dono alla badìa di S. Sofia di Benevento delle chiese di S. Marco, S. Lorenzo, S. Lucia e S. Maria, edificate nei dintorni di Buonalbergo. Nel documento di donazione, si parla di Alipergo come castellum, perciò luogo fortificato. Probabilmente in questo periodo si ha il cambiamento della denominazione da Alipergo a Buonalbergo.
A Gerardo successe il figlio Eriberto, famoso per la sua fede religiosa e devoto di S. Nicola, patrono di Buonalbergo.Ad Eriberto successe Giordano che, nelle lotte contro Guglielmo di Nusco, ebbe distrutto il Castello di Montegiove nel 1122.
Con Ruggiero, erede di Giordano, Buonalbergo ebbe certamente la massima importanza politica; i possedimenti, oltre al feudo di Buonalbergo, si estendevano ad Apice e S. Severo e Ruggiero aveva alle dipendenze un gran numero di baroni. Questo grazie alla fedeltà a Gugliemo II di Altavilla ed all'impegno di riconoscere Costanza quale erede al trono di Sicilia. I rapporti di fedeltà agli Svevi, fino a Federico II, evitarono a Buonalbergo i lutti e le distruzioni operate da Enrico VI; ma, dopo la battaglia di Benevento del 1266, con la vittoria di Carlo d'Angiò, il Papa, considerando Buonalbergo terra sacrilega, innescò un processo di frantumazione della contea.
Il legame di Buonalbergo con gli Svevi si conserva nella toponomastica locale (via Manfredi, vico Manfredi, etc.).
Nei secoli successivi il territorio divenne merce di scambio passando, per motivi politici o economici, da un feudatario all'altro.
Dai Tocco di Benevento, ai Mansella di Salerno, agli Shabran di Provenza, ai Guevara di Spagna, agli Sforza di Milano, negli anni bui di scontri tra milizie straniere alla conquista del meridione, si smembra l'identità di Buonalbergo. Si disperde definitivamente la popolazione del Castello di Montegiove e, con la distruzione del Castello longobardo, ad opera di Carlo VIII nel 1496, scompaiono tutte le testimonianze di tanta storia.
A queste sciagure si aggiunse una rovinosa frana che distrusse anche l'abitato sorto ai piedi del castello tanto che, nel 1515, il Re di Napoli firmava il decreto di riedificazione dell'abitato sul monte S. Silvestro, l'attuale sito, esentando gli abitanti dal pagamento delle tasse. Nel 1525 si edificò la prima casa del nuovo abitato.
In seguito il feudo fu venduto agli Spinelli, che ne restarono in possesso fino al XVII secolo, per poi passare alla famiglia Coscia nel 1727.
L'occupazione napoleonica, le dominazioni spagnole, austriache e borboniche hanno lasciato scarse tracce a Buonalbergo che, ormai, occupava una posizione marginale, in un contesto in cui Benevento, unico grande polo di riferimento economico della zona, costituiva un'isola della Chiesa nel regno di Napoli, creando grosse difficoltà per gli scambi commerciali e culturali.
Il 7 Settembre 1860 diviene la capitale dell'Irpinia e fu proclamato il Governo Provvisorio. A ricordo, dopo 145 anni, il 7 settembre 2005 l'Ammministrazione Comunale pose una targa all'interno del Municipio.
Bandi |