Il Comune di Casalbuono fu fondato, quasi certamente, dai profughi della distrutta Cesariana, stazione romana situata sulla via denominata da alcuni Aquilia, da altri Popilia. Nel 410 d.C. Alarico, re dei Visigoti, dopo aver messo “a ferro e fuoco” la città di Roma, scese a sud distruggendo numerose città, soprattutto quelle che trovava lungo la via Aquilia e, precisamente, Volcei, Atina, Tegolano, Cosilinio, Marcelliana e Cesariana. Cesariana fu ricostruita circa cinquecento anni dopo, ma venne nuovamente distrutta dai Saraceni.
Si narra che solo in pochi tornarono nella distrutta Cesariana dopo la sconfitta subita dai Saraceni, edificandovi una taverna in memoria dell’antica Civitella, come luogo di ristoro per i viandanti che attraversavano la vecchia via Consolare romana fino al 1785.
Il Casale o Casalnuovo sorse a circa 5 miglia dalla Civitella Cesariana, come Casale di Montesano sulla Marcellana. Nei documenti più antichi viene indicato con il nome di Casalnuovo di Cadossa, in quanto feudo di S. Maria di Cadossa. Situato sopra un colle roccioso sovrastante la fertile pianura nella quale scorre lento e sinuoso il fiume Calore, il Casale era circondato da boschi e terreni coltivati. Nel trascorrere dei secoli ha subito distruzioni e cessioni varie: fu distrutto la prima volta al tempo di re Manfredi; Carlo I d’Angiò, per favorirne la ricostruzione esentò, per alcuni anni, gli abitanti dal pagamento delle tasse. Nel XIV secolo subì due attacchi da parte degli abitanti di Tortorella. Casalbuono, come tutti i comuni meridionali, nel primo e secondo dopoguerra, ha vissuto il fenomeno dell’emigrazione, ed è il Comune che ha perso il maggior numero di abitanti, come emerge dai dati in possesso della Comunità Montana del Vallo di Diano.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore"
Il Comune di Casalbuono fu fondato, quasi certamente, dai profughi della distrutta Cesariana, stazione romana situata sulla via denominata da alcuni Aquilia, da altri Popilia. Nel 410 d.C. Alarico, re dei Visigoti, dopo aver messo “a ferro e fuoco” la città di Roma, scese a sud distruggendo numerose città, soprattutto quelle che trovava lungo la via Aquilia e, precisamente, Volcei, Atina, Tegolano, Cosilinio, Marcelliana e Cesariana. Cesariana fu ricostruita circa cinquecento anni dopo, ma venne nuovamente distrutta dai Saraceni.
Si narra che solo in pochi tornarono nella distrutta Cesariana dopo la sconfitta subita dai Saraceni, edificandovi una taverna in memoria dell’antica Civitella, come luogo di ristoro per i viandanti che attraversavano la vecchia via Consolare romana fino al 1785.
Il Casale o Casalnuovo sorse a circa 5 miglia dalla Civitella Cesariana, come Casale di Montesano sulla Marcellana. Nei documenti più antichi viene indicato con il nome di Casalnuovo di Cadossa, in quanto feudo di S. Maria di Cadossa. Situato sopra un colle roccioso sovrastante la fertile pianura nella quale scorre lento e sinuoso il fiume Calore, il Casale era circondato da boschi e terreni coltivati. Nel trascorrere dei secoli ha subito distruzioni e cessioni varie: fu distrutto la prima volta al tempo di re Manfredi; Carlo I d’Angiò, per favorirne la ricostruzione esentò, per alcuni anni, gli abitanti dal pagamento delle tasse. Nel XIV secolo subì due attacchi da parte degli abitanti di Tortorella. Casalbuono, come tutti i comuni meridionali, nel primo e secondo dopoguerra, ha vissuto il fenomeno dell’emigrazione, ed è il Comune che ha perso il maggior numero di abitanti, come emerge dai dati in possesso della Comunità Montana del Vallo di Diano.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore"
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