In Provincia dell’Aquila, al centro d’Abruzzo, in una suggestiva cornice paesaggistica racchiusa tra il versante meridionale del Gran Sasso e la Valle del fiume Aterno, si snoda per circa 20 km l’Altopiano di Navelli, sede di un lago pleistocenico svuotatosi in tempi remotissimi.
Due borghi in particolare dominano come spettatori silenti quest’area, da una posizione strategicamente centrale: Navelli osserva l’altopiano fino ai passi che immettono nella Valle Tritana e nella Conca Peligna, mentre la sua frazione, Civitaretenga, staglia il suo orizzonte visivo fino al salto di quota che conduce alla Conca Aquilana: i due borghi dal 1800 sono riuniti nell’unico Comune di Navelli.
In epoca vestina prima e romana poi, gli insediamenti erano in pianura lungo una delle vie su cui venivano condotte le greggi e gli armenti dalla Sabina all’Apulia, come avverrà nel tardo medioevo con l’istituzione dei tratturi. Con il crollo dell’impero romano, le “invasioni barbariche” e la riconquista bizantina - predispongono il territorio all’espansione longobarda. Tra il VI e il VII sec. l’intera area è caratterizzata dal monachesimo benedettino sostenuto dalle aristocrazie longobarde. Dai testi medievali che testimoniano, tra l’altro, lo scontro tra i monaci e le comunità locali per il possesso dei terreni si ricava la presenza di nove villaggi (villae) nell’area di Navelli, tutti sede di possedimenti monastici tra VIII-X secolo.
Nell’XI secolo - periodo dell’incastellamento -, una linea di fortificazioni - come Civitaretenga e Navelli - difendeva i patrimoni monastici di cui i normanni ben presto si appropriarono. A metà XII secolo si compie la definitiva costituzione del Regno di Sicilia da parte dei normanni: Navelli e Civitaretenga sono divenute due circoscrizioni castrensi (castra/castella), tasselli del mosaico di cui era composto il regno.
Con la fondazione della città di L' Aquila avvenuta nel 1254, questi castelli passarono amministrativamente al contado (comitatus) aquilano: nella tassazione ad esso imposta nel 1269 compaiono anche Navelli e Civitaretenga. A questo periodo risalgono i resti visibili del castello di Navelli con Porta Castello. Alla prima fortificazione si aggiunge poi un secondo giro di mura più ampio, atto ad accogliere gli abitanti della piana: nacque allora il borgo tardo-medievale di Navelli, a cui si accedeva tramite Porta San Pelino, Porta Santa
Maria e Porta Villotta.
Alcuni avvenimenti nefasti, come i terremoti e le epidemie di peste registrate nel Trecento e nel Quattrocento, segnano il territorio. In effetti, a seguito dei quali si sono effettuati restauri e realizzati mutamenti di uso di alcuni luoghi: in particolare nella chiesa di Sant’Egidio a Civitaretenga si “deturparono” gli affreschi del Trecento con una sorta di cronaca graffita degli eventi datata 1478-1480; nel frattempo a Navelli una parte delle mura del castello, insieme alla torre campanaria, già restaurate poco tempo prima, divennero sede del culto del santo protettore contro la peste, San Sebastiano, con locali sottostanti ampi abbastanza per contenere i morti causati dal morbo.
Dal 1529 Navelli risulta sottoposta al dominio feudale dei baroni fino alla legge napoleonica del 1806, con la quale viene abolita la feudalità, e inizia la storia municipale del Comune di Navelli. Da questo momento, il palazzo baronale, simbolo di una dominazione feudale durata quasi tre secoli, diviene semplice dimora signorile. Durante i tre secoli di dominio feudale erano intervenuti numerosi mutamenti a modificare l’aspetto del borgo medievale, pur non alterandone l’impianto: rinascimento, barocco e neoclassico si erano mescolati e sovrapposti al romanico e al gotico creando quella magistrale e a volte inconsapevole opera d’arte in pietra - un vero e proprio museo open-air - che ha fatto guadagnare al paese il titolo di “Uno dei Borghi più Belli d’Italia” nel 2008.
In Provincia dell’Aquila, al centro d’Abruzzo, in una suggestiva cornice paesaggistica racchiusa tra il versante meridionale del Gran Sasso e la Valle del fiume Aterno, si snoda per circa 20 km l’Altopiano di Navelli, sede di un lago pleistocenico svuotatosi in tempi remotissimi.
Due borghi in particolare dominano come spettatori silenti quest’area, da una posizione strategicamente centrale: Navelli osserva l’altopiano fino ai passi che immettono nella Valle Tritana e nella Conca Peligna, mentre la sua frazione, Civitaretenga, staglia il suo orizzonte visivo fino al salto di quota che conduce alla Conca Aquilana: i due borghi dal 1800 sono riuniti nell’unico Comune di Navelli.
In epoca vestina prima e romana poi, gli insediamenti erano in pianura lungo una delle vie su cui venivano condotte le greggi e gli armenti dalla Sabina all’Apulia, come avverrà nel tardo medioevo con l’istituzione dei tratturi. Con il crollo dell’impero romano, le “invasioni barbariche” e la riconquista bizantina - predispongono il territorio all’espansione longobarda. Tra il VI e il VII sec. l’intera area è caratterizzata dal monachesimo benedettino sostenuto dalle aristocrazie longobarde. Dai testi medievali che testimoniano, tra l’altro, lo scontro tra i monaci e le comunità locali per il possesso dei terreni si ricava la presenza di nove villaggi (villae) nell’area di Navelli, tutti sede di possedimenti monastici tra VIII-X secolo.
Nell’XI secolo - periodo dell’incastellamento -, una linea di fortificazioni - come Civitaretenga e Navelli - difendeva i patrimoni monastici di cui i normanni ben presto si appropriarono. A metà XII secolo si compie la definitiva costituzione del Regno di Sicilia da parte dei normanni: Navelli e Civitaretenga sono divenute due circoscrizioni castrensi (castra/castella), tasselli del mosaico di cui era composto il regno.
Con la fondazione della città di L' Aquila avvenuta nel 1254, questi castelli passarono amministrativamente al contado (comitatus) aquilano: nella tassazione ad esso imposta nel 1269 compaiono anche Navelli e Civitaretenga. A questo periodo risalgono i resti visibili del castello di Navelli con Porta Castello. Alla prima fortificazione si aggiunge poi un secondo giro di mura più ampio, atto ad accogliere gli abitanti della piana: nacque allora il borgo tardo-medievale di Navelli, a cui si accedeva tramite Porta San Pelino, Porta Santa
Maria e Porta Villotta.
Alcuni avvenimenti nefasti, come i terremoti e le epidemie di peste registrate nel Trecento e nel Quattrocento, segnano il territorio. In effetti, a seguito dei quali si sono effettuati restauri e realizzati mutamenti di uso di alcuni luoghi: in particolare nella chiesa di Sant’Egidio a Civitaretenga si “deturparono” gli affreschi del Trecento con una sorta di cronaca graffita degli eventi datata 1478-1480; nel frattempo a Navelli una parte delle mura del castello, insieme alla torre campanaria, già restaurate poco tempo prima, divennero sede del culto del santo protettore contro la peste, San Sebastiano, con locali sottostanti ampi abbastanza per contenere i morti causati dal morbo.
Dal 1529 Navelli risulta sottoposta al dominio feudale dei baroni fino alla legge napoleonica del 1806, con la quale viene abolita la feudalità, e inizia la storia municipale del Comune di Navelli. Da questo momento, il palazzo baronale, simbolo di una dominazione feudale durata quasi tre secoli, diviene semplice dimora signorile. Durante i tre secoli di dominio feudale erano intervenuti numerosi mutamenti a modificare l’aspetto del borgo medievale, pur non alterandone l’impianto: rinascimento, barocco e neoclassico si erano mescolati e sovrapposti al romanico e al gotico creando quella magistrale e a volte inconsapevole opera d’arte in pietra - un vero e proprio museo open-air - che ha fatto guadagnare al paese il titolo di “Uno dei Borghi più Belli d’Italia” nel 2008.
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