Di antichissime origini, Erice situata a m.751 sopra il livello del mare, sembra essere stata fondata dagli Elimi, un popolo proveniente probabilmente dalla Grecia e stanziatosi nella Sicilia occidentale intorno all'VIII sec. a.C. Centro religioso di fondamentale interesse per la presenza del sacro thémenos, il santuario pagano dedicato alla dea dell'amore, fu, per l'importanza strategica meta e obiettivo di conquista di altri popoli come i cartaginesi che rafforzarono la cinta muraria edificata dagli Elimi e resero la città praticamente inaccessibile e inespugnabile, tanto che con Siracusa ed Enna, come tramanda Strabone (VII sec. a.C.), Iruka divenne una delle tre piazzeforti siciliane più importanti dal punto di vista militare.
La cinta muraria venne ampliata dai Punici come dalle risultanze degli scavi archeologici condotti dalla Freie Universitat di Berlino che ha individuato l’antica città nei pressi del Villaggio Turistico.
Erice assunse nel tempo diverse denominazioni: Erix, Iruka, Gabel-el-Hamid, Monte San Giuliano ed Erice. Chiamata Gabel-el-Hamid dagli arabi, con la conquista normanna Erice risorge. Descritta con grande enfasi dai geografi arabi Edrisi (1100-1166) e poi Ibn Gubayr (1145-1217) come una zona ricca d’acque - Giubayr parla di 400 sorgenti - cambia ancora una volte denominazione: diverrà Monte San Giuliano (S. Giuliano Ospedaliero, protettore di naviganti e viaggiatori) su ordine del re Ruggero II, come ringraziamento per l’aiuto prestato da San Giuliano alle truppe normanne, in occasione del vittorioso assedio e della conseguente liberazione di Erice, dentro le cui mura si erano asserragliati gli arabi.
Dotata da Federico II di Svevia con un privilegio del 1241 di un territorio vastissimo, per la fedeltà alla corona regia venne appellata Excelsa et Fedelissima Civitas. Nel 1936 assunse definitivamente l'attuale appellativo.
Castello di Venere
Situato sulla sommità del monte Erice, in posizione assolutamente privilegiata, sorge il cosiddetto “Castello di Venere”. Nell’antichità, Erice era nota per il suo tempio, il sacro thémenos, ove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere. Il monte Eryx serviva da punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne ben presto la protettrice. La notte, un grande fuoco acceso nell’area sacra fungeva da faro. La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo. Quello che resta oggi dell’antica fortezza fu opera dei Normanni che sembra avessero reimpiegato, per la sua costruzione il materiale proveniente dal rifacimento del tempio della Venere ericina. Anticamente il castello era recinto dalle torri, opere di fortificazione avanzata collegate fra loro da due cortine merlate e soprattutto da un ponte levatoio, lo stesso del quale fa menzione il geografo arabo Ibn-Giubayr (sec.XII). Nel Castello dimorarono i maggiori rappresentanti dell’autorità regia fra cui il Castellano che amministrava la giustizia penale e che annoverava, tra i suoi compiti principali, la direzione del carcere e la manutenzione della fortezza il Bajulo che soprintendeva alla giustizia civile oltre che al controllo sul pagamento delle tasse. L’area circostante il Castello assunse il nome di “Balio” proprio dalla figura del Bajulo del regno.Quello che resta oggi dell’antica fortezza fu opera dei Normanni. Al suo interno sono stati rinvenuti - e, anche, purtroppo, perduti - elementi architettonici a supporto del percorso storico, essenzialmente riferibili alla ricostruzione medievale della fortezza, in cui erano stati riutilizzati anche frammenti dell'antichissimo santuario, e alla riedificazione del tempio in epoca romana.
Giardini del Balio
Attiguo alle torri, il Balio, stupendo giardino all’inglese da dove si gode un panorama unico: da una parte la costa che partendo dal golfo di Trapani dalla particolare forma a falce, prosegue incontrando monte Cofano, dietro il quale si intravede la punta di S. Vito lo Capo.
Dall'altra parte un suggestivo paesaggio dove si mostrano alla meraviglia del visitatore il porto di Trapani e le sue saline, le isole Egadi, l’isola di Mozia fino a Mazara del Vallo e in fondo, in giornate di particolare visibilità, è possibile scorgere Capo Bon, dando all'osservatore una straordinaria sensazione di ideale congiungimento con la costa africana.
Polo Museale A. Cordici
Intitolato ad “Antonio Cordici”, venne istituito nel 1876. Vi confluirono alcuni reperti archeologici appartenenti a diverse collezioni private. Dal 2015 è stato trasferito in via definitiva nei nuovi spazi idonei e funzionali dell’ex Convento dei Frati Minori Francescani ed è diviso nelle sezioni archeologica, storico-artistica, armi e arte contemporanea. Al suo interno uno spazio per le mostre temporanee.
Torretta Pepoli
Faro di Pace del Mediterraneo
Poco sotto le tre Torri poi, il conte Agostino Pepoli, (1848-1911) studioso, cultore del bello e mecenate intorno al 1870 fece costruire una “torretta”, rifugio silenzioso per le sue meditazioni, ritrovo ideale, in quegli anni, di uomini di cultura, artisti e quali il letterato Ugo Antonio Amico, il musicologo Alberto Favara, l’archeologo Antonino Salinas, il ministro Nunzio Nasi ed altri.
Recentemente inaugurata, oggi la Torretta, dopo un sapiente lavoro di restauro viene restituita alla comunità internazionale e alla pubblica fruizione turistico-culturale, come Osservatorio permanente di Pace e Faro del Mediterraneo.
Quartiere Spagnolo
Nel XVII sec., con la dominazione spagnola in Sicilia, vigeva l’obbligo della cosiddetta “posata” e cioé l’impegno vincolante per tutte le città di offrire gratuitamente vitto e alloggio ai soldati della guarnigione posti a presidio di esse.
Anche Erice e i suoi abitanti dovettero sottostare a tale obbligo. Per superare questo annoso problema, i Giurati della città avanzarono richiesta al governo viceregio, ottenendone il permesso, di costruire a proprie spese un fortino, dietro la chiesa di S.Antonio, che servisse ad ospitare i militari.
Gli ericini si tassarono, versando una gabella di estrazione di due tarì all’anno per salma, per sei anni consecutivi e finalmente si diede inizio alla costruzione del “Quartiere Spagnolo”. I lavori furono affidati nel 1627 all’ericino Marco Antonio Vultaggio che vinse l’appalto e ne accettò i vincoli del miticoloso capitolato. Nel 1632 i lavori per l’erigenda costruzione vennero bruscamente interrotti e mai più ripresi, perché nel frattempo il nostro appaltatore era finito nelle patrie galere per avere defraudato l’Università di Erice. Il Quartiere, da quel momento venne completamente abbandonato al suo destino e i soldati spagnoli accolti nel Castello Normanno.
Intorno al 2005 la Fortezza è stato oggetto di un significativo restauro. Oggi è sede della sezione etnoantropologica del Polo Museale “A. Cordici”.
La Chiesa Madre
Prospiciente alle mura Elimo-puniche, la chiesa madre di Erice, dedicata a Maria SS.ma di Custonaci, sorse nella prima metà del XIV secolo per volere di re Federico d'Aragona che si rifugiò per qualche tempo ad Erice durante la guerra del Vespro (1314). Di poco anteriore e con funzioni originarie di torre di avvistamento è il campanile quadrangolare con bifore. L'esterno della chiesa conserva le originarie forme gotiche. Il pronao con archi ogivali è un'aggiunta di un secolo dopo e il rosone è di recentissima fattura. Nella parete destra della chiesa sono incastrate le nove croci provenienti, così vuole la tradizione, dal tempio di Venere.
Dopo i restauri cominciati dopo il 1856, la chiesa è stata snaturata dalla originaria forma trecentesca e dell'antica costruzione non rimasero che le due file di colonne che sorreggono archi ogivali, la pianta a tre navate e le quattro cappelle laterali.
Chiesa San Martino
Posta nell'omonima piazzetta, la chiesa sembra risalire ad un'epoca anteriore al 1339, data del primo documento che ne attesta la presenza.
la chiesa, a croce latina, ha tre navate limitate da 10 colonne toscanische.
la vecchia chiesa, gotica come quasi tutte le chiese ericine fu demolita, ricostruita e ampliata più volte, a cominciare dal 1682, grazie alle prebende e ai lasciti ereditari di ricchi patrizi ericini.
Chiesa San Giuliano
La sua edificazione è stata voluta, secondo la tradizione, dal normanno Gran conte Ruggero, ma in realtà sembra risalire ai primi secoli del Cristianesimo. Fu riedificata fra il 1612 ed il 1615, più imponente ed a tre navate. Nel 1927 fu chiusa a causa di un crollo e riaperta, dopo quasi 80 anni, il 26 dicembre 2005.
Convento San Domenico
Fondato nel 1486 dai padri predicatori domenicani, questo convento, al quale fu aggregata la chiesa di San Michele, fu per secoli centro di cultura e di vita religiosa ad Erice. Nel 1670, a testimonianza dell’accresciuta importanza spirituale, il convento fu elevato a priorato. Esso ebbe, nel corso dei secoli vari ampliamenti e fu definitivamente restaurato nel 1858.
Il convento, fino al 1962 ospitava le scuole elementari di Erice e dal 1972 è una delle sedi della Fondazione “Ettore Maiorana” denominata Istituto Blackett-San Domenico.
Chiesa e Convento San Francesco
La chiesa e il convento dei frati minori francescani risalgono ambedue al 1364 e la bolla di fondazione fu emessa in Avignone da papa Urbano V il 22 agosto 1362. A partire dal XVII sec., il convento venne ampliato e rinnovato. La torre campanaria fu eretta nel 1631 e per essa venne commissionata dai frati minori conventuali una campana, dal peso di 25 quintali, la più grande di Erice, che fu pagata con i risparmi sul vitto e sul vestiario dei religiosi. La chiesa venne definitivamente chiusa al culto nel 1927 per l’improvviso crollo della navata centrale. Negli anni ‘70 è stata oggetto di un ultimo restauro. Dal 1911 tutta la struttura conventuale fu sede dell’ospedale civico e dal 1975, con le dovute modifiche, è una delle sedi della Fondazione “Ettore Maiorana” denominata Istituto Wigner-San Francesco
Di antichissime origini, Erice situata a m.751 sopra il livello del mare, sembra essere stata fondata dagli Elimi, un popolo proveniente probabilmente dalla Grecia e stanziatosi nella Sicilia occidentale intorno all'VIII sec. a.C. Centro religioso di fondamentale interesse per la presenza del sacro thémenos, il santuario pagano dedicato alla dea dell'amore, fu, per l'importanza strategica meta e obiettivo di conquista di altri popoli come i cartaginesi che rafforzarono la cinta muraria edificata dagli Elimi e resero la città praticamente inaccessibile e inespugnabile, tanto che con Siracusa ed Enna, come tramanda Strabone (VII sec. a.C.), Iruka divenne una delle tre piazzeforti siciliane più importanti dal punto di vista militare.
La cinta muraria venne ampliata dai Punici come dalle risultanze degli scavi archeologici condotti dalla Freie Universitat di Berlino che ha individuato l’antica città nei pressi del Villaggio Turistico.
Erice assunse nel tempo diverse denominazioni: Erix, Iruka, Gabel-el-Hamid, Monte San Giuliano ed Erice. Chiamata Gabel-el-Hamid dagli arabi, con la conquista normanna Erice risorge. Descritta con grande enfasi dai geografi arabi Edrisi (1100-1166) e poi Ibn Gubayr (1145-1217) come una zona ricca d’acque - Giubayr parla di 400 sorgenti - cambia ancora una volte denominazione: diverrà Monte San Giuliano (S. Giuliano Ospedaliero, protettore di naviganti e viaggiatori) su ordine del re Ruggero II, come ringraziamento per l’aiuto prestato da San Giuliano alle truppe normanne, in occasione del vittorioso assedio e della conseguente liberazione di Erice, dentro le cui mura si erano asserragliati gli arabi.
Dotata da Federico II di Svevia con un privilegio del 1241 di un territorio vastissimo, per la fedeltà alla corona regia venne appellata Excelsa et Fedelissima Civitas. Nel 1936 assunse definitivamente l'attuale appellativo.
Castello di Venere
Situato sulla sommità del monte Erice, in posizione assolutamente privilegiata, sorge il cosiddetto “Castello di Venere”. Nell’antichità, Erice era nota per il suo tempio, il sacro thémenos, ove i Fenici adoravano Astarte, i Greci Afrodite ed i Romani Venere. Il monte Eryx serviva da punto di riferimento per i navigatori dei quali Venere divenne ben presto la protettrice. La notte, un grande fuoco acceso nell’area sacra fungeva da faro. La fama di Venere Ericina divenne tale che le venne dedicato un tempio anche a Roma ed il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo. Quello che resta oggi dell’antica fortezza fu opera dei Normanni che sembra avessero reimpiegato, per la sua costruzione il materiale proveniente dal rifacimento del tempio della Venere ericina. Anticamente il castello era recinto dalle torri, opere di fortificazione avanzata collegate fra loro da due cortine merlate e soprattutto da un ponte levatoio, lo stesso del quale fa menzione il geografo arabo Ibn-Giubayr (sec.XII). Nel Castello dimorarono i maggiori rappresentanti dell’autorità regia fra cui il Castellano che amministrava la giustizia penale e che annoverava, tra i suoi compiti principali, la direzione del carcere e la manutenzione della fortezza il Bajulo che soprintendeva alla giustizia civile oltre che al controllo sul pagamento delle tasse. L’area circostante il Castello assunse il nome di “Balio” proprio dalla figura del Bajulo del regno.Quello che resta oggi dell’antica fortezza fu opera dei Normanni. Al suo interno sono stati rinvenuti - e, anche, purtroppo, perduti - elementi architettonici a supporto del percorso storico, essenzialmente riferibili alla ricostruzione medievale della fortezza, in cui erano stati riutilizzati anche frammenti dell'antichissimo santuario, e alla riedificazione del tempio in epoca romana.
Giardini del Balio
Attiguo alle torri, il Balio, stupendo giardino all’inglese da dove si gode un panorama unico: da una parte la costa che partendo dal golfo di Trapani dalla particolare forma a falce, prosegue incontrando monte Cofano, dietro il quale si intravede la punta di S. Vito lo Capo.
Dall'altra parte un suggestivo paesaggio dove si mostrano alla meraviglia del visitatore il porto di Trapani e le sue saline, le isole Egadi, l’isola di Mozia fino a Mazara del Vallo e in fondo, in giornate di particolare visibilità, è possibile scorgere Capo Bon, dando all'osservatore una straordinaria sensazione di ideale congiungimento con la costa africana.
Polo Museale A. Cordici
Intitolato ad “Antonio Cordici”, venne istituito nel 1876. Vi confluirono alcuni reperti archeologici appartenenti a diverse collezioni private. Dal 2015 è stato trasferito in via definitiva nei nuovi spazi idonei e funzionali dell’ex Convento dei Frati Minori Francescani ed è diviso nelle sezioni archeologica, storico-artistica, armi e arte contemporanea. Al suo interno uno spazio per le mostre temporanee.
Torretta Pepoli
Faro di Pace del Mediterraneo
Poco sotto le tre Torri poi, il conte Agostino Pepoli, (1848-1911) studioso, cultore del bello e mecenate intorno al 1870 fece costruire una “torretta”, rifugio silenzioso per le sue meditazioni, ritrovo ideale, in quegli anni, di uomini di cultura, artisti e quali il letterato Ugo Antonio Amico, il musicologo Alberto Favara, l’archeologo Antonino Salinas, il ministro Nunzio Nasi ed altri.
Recentemente inaugurata, oggi la Torretta, dopo un sapiente lavoro di restauro viene restituita alla comunità internazionale e alla pubblica fruizione turistico-culturale, come Osservatorio permanente di Pace e Faro del Mediterraneo.
Quartiere Spagnolo
Nel XVII sec., con la dominazione spagnola in Sicilia, vigeva l’obbligo della cosiddetta “posata” e cioé l’impegno vincolante per tutte le città di offrire gratuitamente vitto e alloggio ai soldati della guarnigione posti a presidio di esse.
Anche Erice e i suoi abitanti dovettero sottostare a tale obbligo. Per superare questo annoso problema, i Giurati della città avanzarono richiesta al governo viceregio, ottenendone il permesso, di costruire a proprie spese un fortino, dietro la chiesa di S.Antonio, che servisse ad ospitare i militari.
Gli ericini si tassarono, versando una gabella di estrazione di due tarì all’anno per salma, per sei anni consecutivi e finalmente si diede inizio alla costruzione del “Quartiere Spagnolo”. I lavori furono affidati nel 1627 all’ericino Marco Antonio Vultaggio che vinse l’appalto e ne accettò i vincoli del miticoloso capitolato. Nel 1632 i lavori per l’erigenda costruzione vennero bruscamente interrotti e mai più ripresi, perché nel frattempo il nostro appaltatore era finito nelle patrie galere per avere defraudato l’Università di Erice. Il Quartiere, da quel momento venne completamente abbandonato al suo destino e i soldati spagnoli accolti nel Castello Normanno.
Intorno al 2005 la Fortezza è stato oggetto di un significativo restauro. Oggi è sede della sezione etnoantropologica del Polo Museale “A. Cordici”.
La Chiesa Madre
Prospiciente alle mura Elimo-puniche, la chiesa madre di Erice, dedicata a Maria SS.ma di Custonaci, sorse nella prima metà del XIV secolo per volere di re Federico d'Aragona che si rifugiò per qualche tempo ad Erice durante la guerra del Vespro (1314). Di poco anteriore e con funzioni originarie di torre di avvistamento è il campanile quadrangolare con bifore. L'esterno della chiesa conserva le originarie forme gotiche. Il pronao con archi ogivali è un'aggiunta di un secolo dopo e il rosone è di recentissima fattura. Nella parete destra della chiesa sono incastrate le nove croci provenienti, così vuole la tradizione, dal tempio di Venere.
Dopo i restauri cominciati dopo il 1856, la chiesa è stata snaturata dalla originaria forma trecentesca e dell'antica costruzione non rimasero che le due file di colonne che sorreggono archi ogivali, la pianta a tre navate e le quattro cappelle laterali.
Chiesa San Martino
Posta nell'omonima piazzetta, la chiesa sembra risalire ad un'epoca anteriore al 1339, data del primo documento che ne attesta la presenza.
la chiesa, a croce latina, ha tre navate limitate da 10 colonne toscanische.
la vecchia chiesa, gotica come quasi tutte le chiese ericine fu demolita, ricostruita e ampliata più volte, a cominciare dal 1682, grazie alle prebende e ai lasciti ereditari di ricchi patrizi ericini.
Chiesa San Giuliano
La sua edificazione è stata voluta, secondo la tradizione, dal normanno Gran conte Ruggero, ma in realtà sembra risalire ai primi secoli del Cristianesimo. Fu riedificata fra il 1612 ed il 1615, più imponente ed a tre navate. Nel 1927 fu chiusa a causa di un crollo e riaperta, dopo quasi 80 anni, il 26 dicembre 2005.
Convento San Domenico
Fondato nel 1486 dai padri predicatori domenicani, questo convento, al quale fu aggregata la chiesa di San Michele, fu per secoli centro di cultura e di vita religiosa ad Erice. Nel 1670, a testimonianza dell’accresciuta importanza spirituale, il convento fu elevato a priorato. Esso ebbe, nel corso dei secoli vari ampliamenti e fu definitivamente restaurato nel 1858.
Il convento, fino al 1962 ospitava le scuole elementari di Erice e dal 1972 è una delle sedi della Fondazione “Ettore Maiorana” denominata Istituto Blackett-San Domenico.
Chiesa e Convento San Francesco
La chiesa e il convento dei frati minori francescani risalgono ambedue al 1364 e la bolla di fondazione fu emessa in Avignone da papa Urbano V il 22 agosto 1362. A partire dal XVII sec., il convento venne ampliato e rinnovato. La torre campanaria fu eretta nel 1631 e per essa venne commissionata dai frati minori conventuali una campana, dal peso di 25 quintali, la più grande di Erice, che fu pagata con i risparmi sul vitto e sul vestiario dei religiosi. La chiesa venne definitivamente chiusa al culto nel 1927 per l’improvviso crollo della navata centrale. Negli anni ‘70 è stata oggetto di un ultimo restauro. Dal 1911 tutta la struttura conventuale fu sede dell’ospedale civico e dal 1975, con le dovute modifiche, è una delle sedi della Fondazione “Ettore Maiorana” denominata Istituto Wigner-San Francesco
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