Il Comune di Guardia Sanframondi è un comune campano, della provincia di Benevento, con poco meno di cinquemila abitanti. Posto a quasi due terzi di un alto monte (Toppo Capomandro), sorge in affaccio sul fiume Calore, nella valle Telesina, dominato dal suo Castello e perimetrato da stradine che definiscono il suo Centro Storico. Costituito da case modeste e dimore gentilizie su cui spiccano gli stemmi delle famiglie importanti, esso infatti, presenta una peculiare struttura urbanistica racchiusa dalle quattro porte (Porta Francesca, Porta dell'Olmo, Porta Ratello e Porta di Santo) che ne delimitano il borgo. Caratteristiche che incantarono l'illustre studioso Raffaello Causa, che definì Guardia Sanframondi: 'Straordinaria gemma del Sud'. Rappresentativo del Comune è lo stemma comunale che raffigura tre torri di cui una, la centrale è sormontata da un grifone che stringe in una zampa un sasso, a simbolo di vigilanza. Il tutto è racchiuso in un ovale, su cui campeggia una corona ducale.
Il Comune di Guardia Sanframondi vanta un'antichissima origine; i primi manufatti che testimoniano una presenza umana nel territorio risalgono, infatti, all'età paleolitica. Successivamente, numerosi insediamenti umani si sono sviluppati con il tempo lasciando tracce collocabili all'età neolitica e all'età del bronzo e del ferro. A convalidare l'ipotesi di un'origine longobarda vi è un documento nel quale si afferma che il nome di Guardia Sanframondi derivi dalla famiglia dei Sanframondo, che nel XII secolo ebbe in feudo il comune di Cerreto Sannita e dintorni, tra cui Guardia. La località assunse così il nome di Warda, ossia luogo di guardia e di vedetta possibile grazie alla strategica posizione collinare; così i Sanframondo dotarono il paese di un enorme castello che permetteva il controllo dell'intera valle sottostante. Il borgo conobbe una notevole espansione nel 1600, periodo di grande benessere dovuto alla fiorente attività di concia delle pelli che le conferì l'appellativo di 'Guardia delle sole'. A tale periodo seguì l'edificazione e l'abbellimento di importanti monumenti ad opera dei più grandi artisti dell'epoca, tra cui spiccano i nomi di Paolo De Matteis, Domenico Antonio Vaccaro, Paolo Bardellino e Francesco Narici. Nel 1688 la popolazione guardiese fu colpita da un forte terremoto che distrusse il paese, ricostruito nello stesso posto dai sopravvissuti con tanta volontà e tenacia. Successivamente alla famiglia dei Sanframondo, nel 1800 circa, si succedettero i Carafa (conti di Cerreto Sannita ) e Guardia entrò così a far parte della Contea Superiore dei Carafa. Nel 1861, con la creazione del Regno d'Italia, divenne distretto della neonata provincia di Benevento. Infine, nell'ottobre del 1943 fu bombardata dalle truppe statunitensi con conseguenti danni alle arterie stradali di collegamento e agli edifici causando innumerevoli morti. Negli anni successivi, progetti urbanistici hanno comportato la riqualificazione di aree boschive, poste al di fuori del Centro Storico, causando così un lento abbandono e deterioramento dello stesso; abbandono fronteggiato dalle Amministrazioni comunali che negli ultimi anni, con una serie di iniziative nel campo artistico, mirano a dare rinnovata funzionalità al borgo medievale. Sono diverse, infatti, le esperienze e i progetti realizzati da artisti locali e stranieri. Australiani, canadesi, scozzesi, americani, affascinati dalla bellezza del centro antico hanno scelto Guardia come propria residenza (vi sono, infatti, oltre 300 stranieri e 211 case acquistate), favorendo così una positiva contaminazione di culture ed identità differenti, anche extracontinentali, e la creazione di occasioni di reciproco confronto e riconoscimento tra popoli.
Certamente vi sono molti elementi di fascino e di attrattività in questa Terra, che emana una forte energia, che trova la massima espressione nelle tradizioni di questo antico popolo. Tra tutte, la più caratteristica, è certamente quella dei Riti Settennali, che è forse “un unicum” nel nostro Mezzogiorno. I “Riti” sono “Processioni Misteriche”, che esprimono la fede con una potente forza evocativa. Vengono celebrati, ogni sette anni, con processioni portate singolarmente da ogni rione a partire dal primo lunedì successivo al 15 agosto. Durante la settimana dei Riti i diversi rioni del comune (Croce, Portella, Fontanella e Piazza) si alternano nei cortei dei misteri, vere e proprie scene raffiguranti episodi dell'antico e del nuovo Testamento o inerenti alla vita di Santi o dei principi morali. Ogni rione ne rappresenta alcuni ed ha un proprio coro che durante il corteo canta degli inni alla Vergine.
Il sabato vi è un momento di grande commozione consistente nell'apertura della lastra della nicchia dove è custodita l'antica statua lignea della Madonna Assunta, nel Santuario omonimo. L'apertura avviene dopo aver inserito tre chiavi in altrettante serrature, ad opera del Sindaco, del Parroco e del decano delle Deputazioni Rionali (Comitati Rionali). Prima vi è la processione di penitenza del clero e delle associazioni cattoliche, preceduta da una croce nuda. Dal 1960 questa processione è presieduta dal Vescovo Diocesano, il quale vi partecipa in nigris, cioè senza insegne episcopali.
La domenica vi è la processione generale, guidata dal Vescovo e dal Parroco, con la partecipazione del clero, dei misteri dei quattro rioni e della popolazione, durante la quale viene portata fra le strade del paese la statua della Madonna, arricchita dall'oro e dagli ex voto offerti dai fedeli nel corso dei secoli. La scultura viene portata dai sacerdoti sino all'uscio del Santuario, per essere poi successivamente portata per le vie del paese dai cittadini che si sono proposti. I flagellanti e battenti, sono penitenti incappucciati, per mantenere l’anonimato, coperti da un saio bianco, che si battono il petto scoperto con una “spugnetta” di sughero su cui sono appuntati degli spilli con i quali si percuotono fino a sanguinare per tutta la durata della processione, che seguono, raccolti tutt’insieme, dietro i “tableaux” del Rione “Croce”. Procedono nel rito penitente pregando, fino all’incontro con la statua della Vergine dell’Assunta, che trovandosi in capo alla processione viene incrociata, solo al tramonto, davanti la chiesa di San Sebastiano. E’ questo il momento del tempo che si ferma, in un silenzio carico di emozioni, che urla la sua esistenza. E’ il tempo in cui:” ogni lingua devien tremando muta e li occhi non ardiscono di guardare…”. E’ il tempo della genuflessione collettiva e della preghiera, in una catarsi emotiva insostenibile che si esprime solo con una visibile commozione o in lacrime silenziose che scendono incontenibili. E’ il tempo della penitenza espiativa contro i mali del mondo, di cui ciascuno si fa carico, nella misura che può, dalla quale ciascuno dei credenti esce redento e diverso, rinnovato nella fede. E’ in questa potente carica emotiva e cruenta insieme, la caratteristica fondante dei riti settennali. Ma anche quelli che non partecipano direttamente alla processione dei Battenti, né alla processione orante o alla rappresentazione misterica, condividono i “Riti Penitenziali”, semplicemente lasciando aperta la porta di casa, per accogliere e per offrire, da bere e da 149 mangiare, oltre ai servizi igienici, a quanti partecipano o si trovano nella necessità. Così, anche quelli che sono giunti lì per curiosare, si acquetano, misteriosamente contagiati dal forte misticismo che serpeggia tra gli animi di quelli che guardano e che si palpa tra quelli che partecipano pregando in un rigoroso silenzio, che è anch’esso preghiera.
Le origini storiche di questa tradizione sono incerte e secondo alcuni deriverebbero da culti pagani precristiani; altri storici invece si rifanno al medioevo quando nel 1260 Raniero Fasani partì da Perugia in processione con dei disciplinati portandoli in tutta Europa.
Il documento storico più antico inerente ai riti settennali di Guardia Sanframondi risale però al 1620 anno in cui dopo una grave carestia la popolazione decise di portare in processione la Madonna Assunta, processione regolata successivamente da un vero e proprio contratto stipulato fra gli eletti dell'Universitas ed i Padri di San Filippo Neri il 23 maggio 1654.
La cultura gastronomica di Guardia Sanframondi è legata al mondo contadino e conserva il gusto e il sapore della terra e del clima locali. Si tratta di piatti semplici, testimoni di una cultura complessa che segue le stagioni e lavora le materie prime con la saggezza che, di generazione in generazione, ha attraversato il tempo e ricongiunge questo popolo alle sue tradizioni più antiche.
Il buonissimo olio d’oliva locale, i formaggi, gli insaccati, le carni, i prodotti da forno, i legumi e la pasta fatta in casa non mancano mai sulle tavole locali. La ristorazione offre opportunità di esplorare questa tradizione, ma anche di apprezzare le interpretazioni moderne dei classici piatti della tradizione locale, con spunti interessanti che stupiscono per la semplicità e la bontà dei sapori.
Tra le ricette della tradizione possiamo trovare: La zuppa di “Laanella” e fagioli (Tagliatelle di grano duro in zuppa di fagioli); la zuppa di grano e fagioli; i “Cicatielli” (cavatelli) fatti a mano conditi con un ricco sugo di carne; la salsiccia con i broccoli di rapa fritti; la “Frijtora” (spezzatino di maiale con peperoni e patate); R’ Parruozz (un panetto di farina di mais arricchito di peperoncino piccante e alici); i ricchi panzerotti (Cauzun) ripieni di grano o di riso che celebrano le festività pasquali; le zeppole di Natale, i peperoni e i carciofi ripieni della di mollica di pane, di formaggio e di uova; la pastiera che si distingue per aroma dalla classica napoletana.
Non mancano le sperimentazioni della ristorazione contemporanea, dove ai prodotti della cucina locale si uniscono i grandi vini del territorio, come l’Aglianico e la Falanghina che vanno ad aromatizzare i piatti tradizionali con un gusto di moderna creatività.
Il vino è il prodotto più rappresentativo del territorio, l’espressione massima della saggezza ancestrale dei nostri coltivatori. I piccoli agricoltori di Guardia Sanframondi coltivano circa 1100 ettari di vigneto, prevalentemente situati in territorio collinare. La nostra zona è particolarmente adatta alla viticoltura e qui trovano terreno fertile le tipiche varietà del Sannio e della Campania: la Falanghina, il Greco, il Fiano, la Coda di Volpe tra le uve bianche; poi l’Aglianico e il Piedirosso tra le uve rosse. Sulle tavole d’Italia e del mondo, negli ultimi anni, sono spesso apparsi i nostri vini, con Aglianico e Falanghina protagonisti assoluti della nostra identità territoriale.
Guardia Sanframondi fa parte dell’associazione Città del Vino e ha moltiplicato negli anni i suoi sforzi di innovazione nel campo enologico.
Con i suoi numeri e la sua eccellenza, Guardia Sanframondi rappresenta l’enologia della Campania a livello nazionale e internazionale. Il riconoscimento più illustre è arrivato il 12 Ottobre 2018, quando è stata annunciata, a Bruxelles prima e a Parigi dopo, la nomina del distretto della Falanghina del Sannio, con i comuni di Guardia Sanframondi, Castelvenere, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca, Torrecuso, come Città Europea del Vino 2019.
La Falanghina ha permesso al nostro territorio di salire sul podio dei grandi vini italiani, con una produzione eccellente e innovativa di vini fermi e di spumanti.
Il Comune di Guardia Sanframondi è un comune campano, della provincia di Benevento, con poco meno di cinquemila abitanti. Posto a quasi due terzi di un alto monte (Toppo Capomandro), sorge in affaccio sul fiume Calore, nella valle Telesina, dominato dal suo Castello e perimetrato da stradine che definiscono il suo Centro Storico. Costituito da case modeste e dimore gentilizie su cui spiccano gli stemmi delle famiglie importanti, esso infatti, presenta una peculiare struttura urbanistica racchiusa dalle quattro porte (Porta Francesca, Porta dell'Olmo, Porta Ratello e Porta di Santo) che ne delimitano il borgo. Caratteristiche che incantarono l'illustre studioso Raffaello Causa, che definì Guardia Sanframondi: 'Straordinaria gemma del Sud'. Rappresentativo del Comune è lo stemma comunale che raffigura tre torri di cui una, la centrale è sormontata da un grifone che stringe in una zampa un sasso, a simbolo di vigilanza. Il tutto è racchiuso in un ovale, su cui campeggia una corona ducale.
Il Comune di Guardia Sanframondi vanta un'antichissima origine; i primi manufatti che testimoniano una presenza umana nel territorio risalgono, infatti, all'età paleolitica. Successivamente, numerosi insediamenti umani si sono sviluppati con il tempo lasciando tracce collocabili all'età neolitica e all'età del bronzo e del ferro. A convalidare l'ipotesi di un'origine longobarda vi è un documento nel quale si afferma che il nome di Guardia Sanframondi derivi dalla famiglia dei Sanframondo, che nel XII secolo ebbe in feudo il comune di Cerreto Sannita e dintorni, tra cui Guardia. La località assunse così il nome di Warda, ossia luogo di guardia e di vedetta possibile grazie alla strategica posizione collinare; così i Sanframondo dotarono il paese di un enorme castello che permetteva il controllo dell'intera valle sottostante. Il borgo conobbe una notevole espansione nel 1600, periodo di grande benessere dovuto alla fiorente attività di concia delle pelli che le conferì l'appellativo di 'Guardia delle sole'. A tale periodo seguì l'edificazione e l'abbellimento di importanti monumenti ad opera dei più grandi artisti dell'epoca, tra cui spiccano i nomi di Paolo De Matteis, Domenico Antonio Vaccaro, Paolo Bardellino e Francesco Narici. Nel 1688 la popolazione guardiese fu colpita da un forte terremoto che distrusse il paese, ricostruito nello stesso posto dai sopravvissuti con tanta volontà e tenacia. Successivamente alla famiglia dei Sanframondo, nel 1800 circa, si succedettero i Carafa (conti di Cerreto Sannita ) e Guardia entrò così a far parte della Contea Superiore dei Carafa. Nel 1861, con la creazione del Regno d'Italia, divenne distretto della neonata provincia di Benevento. Infine, nell'ottobre del 1943 fu bombardata dalle truppe statunitensi con conseguenti danni alle arterie stradali di collegamento e agli edifici causando innumerevoli morti. Negli anni successivi, progetti urbanistici hanno comportato la riqualificazione di aree boschive, poste al di fuori del Centro Storico, causando così un lento abbandono e deterioramento dello stesso; abbandono fronteggiato dalle Amministrazioni comunali che negli ultimi anni, con una serie di iniziative nel campo artistico, mirano a dare rinnovata funzionalità al borgo medievale. Sono diverse, infatti, le esperienze e i progetti realizzati da artisti locali e stranieri. Australiani, canadesi, scozzesi, americani, affascinati dalla bellezza del centro antico hanno scelto Guardia come propria residenza (vi sono, infatti, oltre 300 stranieri e 211 case acquistate), favorendo così una positiva contaminazione di culture ed identità differenti, anche extracontinentali, e la creazione di occasioni di reciproco confronto e riconoscimento tra popoli.
Certamente vi sono molti elementi di fascino e di attrattività in questa Terra, che emana una forte energia, che trova la massima espressione nelle tradizioni di questo antico popolo. Tra tutte, la più caratteristica, è certamente quella dei Riti Settennali, che è forse “un unicum” nel nostro Mezzogiorno. I “Riti” sono “Processioni Misteriche”, che esprimono la fede con una potente forza evocativa. Vengono celebrati, ogni sette anni, con processioni portate singolarmente da ogni rione a partire dal primo lunedì successivo al 15 agosto. Durante la settimana dei Riti i diversi rioni del comune (Croce, Portella, Fontanella e Piazza) si alternano nei cortei dei misteri, vere e proprie scene raffiguranti episodi dell'antico e del nuovo Testamento o inerenti alla vita di Santi o dei principi morali. Ogni rione ne rappresenta alcuni ed ha un proprio coro che durante il corteo canta degli inni alla Vergine.
Il sabato vi è un momento di grande commozione consistente nell'apertura della lastra della nicchia dove è custodita l'antica statua lignea della Madonna Assunta, nel Santuario omonimo. L'apertura avviene dopo aver inserito tre chiavi in altrettante serrature, ad opera del Sindaco, del Parroco e del decano delle Deputazioni Rionali (Comitati Rionali). Prima vi è la processione di penitenza del clero e delle associazioni cattoliche, preceduta da una croce nuda. Dal 1960 questa processione è presieduta dal Vescovo Diocesano, il quale vi partecipa in nigris, cioè senza insegne episcopali.
La domenica vi è la processione generale, guidata dal Vescovo e dal Parroco, con la partecipazione del clero, dei misteri dei quattro rioni e della popolazione, durante la quale viene portata fra le strade del paese la statua della Madonna, arricchita dall'oro e dagli ex voto offerti dai fedeli nel corso dei secoli. La scultura viene portata dai sacerdoti sino all'uscio del Santuario, per essere poi successivamente portata per le vie del paese dai cittadini che si sono proposti. I flagellanti e battenti, sono penitenti incappucciati, per mantenere l’anonimato, coperti da un saio bianco, che si battono il petto scoperto con una “spugnetta” di sughero su cui sono appuntati degli spilli con i quali si percuotono fino a sanguinare per tutta la durata della processione, che seguono, raccolti tutt’insieme, dietro i “tableaux” del Rione “Croce”. Procedono nel rito penitente pregando, fino all’incontro con la statua della Vergine dell’Assunta, che trovandosi in capo alla processione viene incrociata, solo al tramonto, davanti la chiesa di San Sebastiano. E’ questo il momento del tempo che si ferma, in un silenzio carico di emozioni, che urla la sua esistenza. E’ il tempo in cui:” ogni lingua devien tremando muta e li occhi non ardiscono di guardare…”. E’ il tempo della genuflessione collettiva e della preghiera, in una catarsi emotiva insostenibile che si esprime solo con una visibile commozione o in lacrime silenziose che scendono incontenibili. E’ il tempo della penitenza espiativa contro i mali del mondo, di cui ciascuno si fa carico, nella misura che può, dalla quale ciascuno dei credenti esce redento e diverso, rinnovato nella fede. E’ in questa potente carica emotiva e cruenta insieme, la caratteristica fondante dei riti settennali. Ma anche quelli che non partecipano direttamente alla processione dei Battenti, né alla processione orante o alla rappresentazione misterica, condividono i “Riti Penitenziali”, semplicemente lasciando aperta la porta di casa, per accogliere e per offrire, da bere e da 149 mangiare, oltre ai servizi igienici, a quanti partecipano o si trovano nella necessità. Così, anche quelli che sono giunti lì per curiosare, si acquetano, misteriosamente contagiati dal forte misticismo che serpeggia tra gli animi di quelli che guardano e che si palpa tra quelli che partecipano pregando in un rigoroso silenzio, che è anch’esso preghiera.
Le origini storiche di questa tradizione sono incerte e secondo alcuni deriverebbero da culti pagani precristiani; altri storici invece si rifanno al medioevo quando nel 1260 Raniero Fasani partì da Perugia in processione con dei disciplinati portandoli in tutta Europa.
Il documento storico più antico inerente ai riti settennali di Guardia Sanframondi risale però al 1620 anno in cui dopo una grave carestia la popolazione decise di portare in processione la Madonna Assunta, processione regolata successivamente da un vero e proprio contratto stipulato fra gli eletti dell'Universitas ed i Padri di San Filippo Neri il 23 maggio 1654.
La cultura gastronomica di Guardia Sanframondi è legata al mondo contadino e conserva il gusto e il sapore della terra e del clima locali. Si tratta di piatti semplici, testimoni di una cultura complessa che segue le stagioni e lavora le materie prime con la saggezza che, di generazione in generazione, ha attraversato il tempo e ricongiunge questo popolo alle sue tradizioni più antiche.
Il buonissimo olio d’oliva locale, i formaggi, gli insaccati, le carni, i prodotti da forno, i legumi e la pasta fatta in casa non mancano mai sulle tavole locali. La ristorazione offre opportunità di esplorare questa tradizione, ma anche di apprezzare le interpretazioni moderne dei classici piatti della tradizione locale, con spunti interessanti che stupiscono per la semplicità e la bontà dei sapori.
Tra le ricette della tradizione possiamo trovare: La zuppa di “Laanella” e fagioli (Tagliatelle di grano duro in zuppa di fagioli); la zuppa di grano e fagioli; i “Cicatielli” (cavatelli) fatti a mano conditi con un ricco sugo di carne; la salsiccia con i broccoli di rapa fritti; la “Frijtora” (spezzatino di maiale con peperoni e patate); R’ Parruozz (un panetto di farina di mais arricchito di peperoncino piccante e alici); i ricchi panzerotti (Cauzun) ripieni di grano o di riso che celebrano le festività pasquali; le zeppole di Natale, i peperoni e i carciofi ripieni della di mollica di pane, di formaggio e di uova; la pastiera che si distingue per aroma dalla classica napoletana.
Non mancano le sperimentazioni della ristorazione contemporanea, dove ai prodotti della cucina locale si uniscono i grandi vini del territorio, come l’Aglianico e la Falanghina che vanno ad aromatizzare i piatti tradizionali con un gusto di moderna creatività.
Il vino è il prodotto più rappresentativo del territorio, l’espressione massima della saggezza ancestrale dei nostri coltivatori. I piccoli agricoltori di Guardia Sanframondi coltivano circa 1100 ettari di vigneto, prevalentemente situati in territorio collinare. La nostra zona è particolarmente adatta alla viticoltura e qui trovano terreno fertile le tipiche varietà del Sannio e della Campania: la Falanghina, il Greco, il Fiano, la Coda di Volpe tra le uve bianche; poi l’Aglianico e il Piedirosso tra le uve rosse. Sulle tavole d’Italia e del mondo, negli ultimi anni, sono spesso apparsi i nostri vini, con Aglianico e Falanghina protagonisti assoluti della nostra identità territoriale.
Guardia Sanframondi fa parte dell’associazione Città del Vino e ha moltiplicato negli anni i suoi sforzi di innovazione nel campo enologico.
Con i suoi numeri e la sua eccellenza, Guardia Sanframondi rappresenta l’enologia della Campania a livello nazionale e internazionale. Il riconoscimento più illustre è arrivato il 12 Ottobre 2018, quando è stata annunciata, a Bruxelles prima e a Parigi dopo, la nomina del distretto della Falanghina del Sannio, con i comuni di Guardia Sanframondi, Castelvenere, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca, Torrecuso, come Città Europea del Vino 2019.
La Falanghina ha permesso al nostro territorio di salire sul podio dei grandi vini italiani, con una produzione eccellente e innovativa di vini fermi e di spumanti.
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