Rionero Sannitico (Rrunìr in dialetto rionerese) è un comune italiano di circa 1000 abitanti della provincia di Isernia in Molise. L'abitato, dall'andamento tipico montano, sorge a 1051 metri s.l.m. Attraversato dalla SS. n.17 e lambito dalla SS. n.652 ""Fondovalle Sangro"", che rappresenta una delle principali direttrici del traffico commerciale del centro-sud, utilizzata quasi obbligatoriamente da chi, venendo dalla Campania, vuole raggiungere la vicina Roccaraso (20 km) e i territori del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, la più importante realtà di turismo invernale del centro sud, di cui, pur non essendo parte, Rionero può essere considerato un'agevole ""porta d'ingresso"".
La località è inserita nell'ambito della Comunità montana ""Alto Volturno"" e le risorse economiche del suo territorio sono costituite da diverse attività artigianali per lo più a conduzione familiare, nonché da allevamenti di bovini, suini e ovini, a cui si aggiunge la consistente presenza del tartufo nero, che supera di gran lunga in quantità il più pregiato bianco.
Di Rionero Sanitico abbiamo notizie sicure almeno dal 1039 quando, subito dopo la morte dell’imperatore Corrado, fu usurpata dai Borrello che in quell’occasione, come racconta la Cronaca del Monastero di S. Vincenzo, si dimostrarono di una ferocia che non si vedeva dal tempo dell’eccidio saraceno dell’881. Anticamente si chiamava ""Rivinigri"", forse riferendo il nome al ""Rio"" che, generandosi nel suo agro, va a divenire un affluente del Volturno.
Si sa inoltre che, visto l'accaduto, l'abate di S. Vincenzo chiese l'intervento del papa Alessandro II che, però, lasciò le cose come si trovavano.
Nel 1381 Rionero fu concessa ad Andrea Carafa conte di Forlì, non si sa molto della sua vita nel borgo, solo che lasciò il feudo al figlio Carlo il quale divenne intestatario restandovi fino al 1418. Nel 1443, Rionero passò in feudo alla casa di Sangro, un casato abbastanza potente; i Sangri godevano, infatti, di titoli nobiliari a Napoli e in varie zone sia campane che pugliesi ed in seguito riusciranno a divenire anche signori di Casacalenda. Costanza di Sangro ebbe il feudo dopo il matrimonio con Antonello di Rionegro, in seguito decise di alienare l'ottava parte del feudo in favore di Luca Loffredo e di Giovannantonio e Troiano di Montaquila. Queste due famiglie, insieme a quella dei Sangro, tennero in dominio Rionero forse fino alla caduta della dinastia aragonese.
Nel XVI secolo il feudo tornò sotto il dominio dei Carafa, la famiglia che maggiormente ha influenzato lo sviluppo della zona fin dalla nascita dell'abitato, hanno lasciato segni indelebili, visibili ancora oggi attraverso il castello - di cui restano ruderi - e la chiesa attigua, risalente al XVII secolo, che versa anch'essa, a causa di guerre e movimenti sismici più o meno intensi, in condizioni precarie.
Nel 1807, in seguito alle riforme napoleoniche Rionero è associato al distretto di Isernia. Nella seconda metà del secolo entra a far parte del Regno d'Italia. Il toponimo Rivinigri viene sostituito con l'attuale Rionero a cui, dopo l'Unità d'Italia, si aggiunse il suffisso ""Sannitico"".
La Chiesa Madre, dedicata a San Bartolomeo Apostolo e costruita nel 1717, è posta sul punto di separazione del versante tirrenico da quello adriatico, si dice infatti, che “Quando a Rionero Sannitico piove, una parte dell’acqua che cade sul paese finisce nel Tirreno e un’altra parte va nell’Adriatico”, e rappresenta il maggior esempio artistico tra gli edifici sopravvissuti alla guerra e ai terremoti. A croce latina, a tre navate, il tempio è caratterizzato dal pregevole campanile e dalla facciata realizzati in pietra locale. Al suo interno vi sono conservati affreschi, di indubbio valore storico-artistico, risalenti al XVIII secolo.
Rionero Sannitico, con le sue 6 Contrade che completano il territorio comunale: Casabona, Castiglione, Montalto, San Mariano, Vernali e Le Vigne, gode di una posizione invidiabile, ad un passo da tutto, di un clima salubre e di un contesto naturalistico di alto pregio, ideale per il trekking o anche semplicemente per lunghe passeggiate nella natura.
La cucina è legata alle tradizioni locali, ai prodotti tipici agro-alimentari, come il tartufo, la lenticchia e la patata. Ingredienti semplici e naturali che ben sanno soddisfare il piacere di occhi e palato.
Rionero Sannitico (Rrunìr in dialetto rionerese) è un comune italiano di circa 1000 abitanti della provincia di Isernia in Molise. L'abitato, dall'andamento tipico montano, sorge a 1051 metri s.l.m. Attraversato dalla SS. n.17 e lambito dalla SS. n.652 ""Fondovalle Sangro"", che rappresenta una delle principali direttrici del traffico commerciale del centro-sud, utilizzata quasi obbligatoriamente da chi, venendo dalla Campania, vuole raggiungere la vicina Roccaraso (20 km) e i territori del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, la più importante realtà di turismo invernale del centro sud, di cui, pur non essendo parte, Rionero può essere considerato un'agevole ""porta d'ingresso"".
La località è inserita nell'ambito della Comunità montana ""Alto Volturno"" e le risorse economiche del suo territorio sono costituite da diverse attività artigianali per lo più a conduzione familiare, nonché da allevamenti di bovini, suini e ovini, a cui si aggiunge la consistente presenza del tartufo nero, che supera di gran lunga in quantità il più pregiato bianco.
Di Rionero Sanitico abbiamo notizie sicure almeno dal 1039 quando, subito dopo la morte dell’imperatore Corrado, fu usurpata dai Borrello che in quell’occasione, come racconta la Cronaca del Monastero di S. Vincenzo, si dimostrarono di una ferocia che non si vedeva dal tempo dell’eccidio saraceno dell’881. Anticamente si chiamava ""Rivinigri"", forse riferendo il nome al ""Rio"" che, generandosi nel suo agro, va a divenire un affluente del Volturno.
Si sa inoltre che, visto l'accaduto, l'abate di S. Vincenzo chiese l'intervento del papa Alessandro II che, però, lasciò le cose come si trovavano.
Nel 1381 Rionero fu concessa ad Andrea Carafa conte di Forlì, non si sa molto della sua vita nel borgo, solo che lasciò il feudo al figlio Carlo il quale divenne intestatario restandovi fino al 1418. Nel 1443, Rionero passò in feudo alla casa di Sangro, un casato abbastanza potente; i Sangri godevano, infatti, di titoli nobiliari a Napoli e in varie zone sia campane che pugliesi ed in seguito riusciranno a divenire anche signori di Casacalenda. Costanza di Sangro ebbe il feudo dopo il matrimonio con Antonello di Rionegro, in seguito decise di alienare l'ottava parte del feudo in favore di Luca Loffredo e di Giovannantonio e Troiano di Montaquila. Queste due famiglie, insieme a quella dei Sangro, tennero in dominio Rionero forse fino alla caduta della dinastia aragonese.
Nel XVI secolo il feudo tornò sotto il dominio dei Carafa, la famiglia che maggiormente ha influenzato lo sviluppo della zona fin dalla nascita dell'abitato, hanno lasciato segni indelebili, visibili ancora oggi attraverso il castello - di cui restano ruderi - e la chiesa attigua, risalente al XVII secolo, che versa anch'essa, a causa di guerre e movimenti sismici più o meno intensi, in condizioni precarie.
Nel 1807, in seguito alle riforme napoleoniche Rionero è associato al distretto di Isernia. Nella seconda metà del secolo entra a far parte del Regno d'Italia. Il toponimo Rivinigri viene sostituito con l'attuale Rionero a cui, dopo l'Unità d'Italia, si aggiunse il suffisso ""Sannitico"".
La Chiesa Madre, dedicata a San Bartolomeo Apostolo e costruita nel 1717, è posta sul punto di separazione del versante tirrenico da quello adriatico, si dice infatti, che “Quando a Rionero Sannitico piove, una parte dell’acqua che cade sul paese finisce nel Tirreno e un’altra parte va nell’Adriatico”, e rappresenta il maggior esempio artistico tra gli edifici sopravvissuti alla guerra e ai terremoti. A croce latina, a tre navate, il tempio è caratterizzato dal pregevole campanile e dalla facciata realizzati in pietra locale. Al suo interno vi sono conservati affreschi, di indubbio valore storico-artistico, risalenti al XVIII secolo.
Rionero Sannitico, con le sue 6 Contrade che completano il territorio comunale: Casabona, Castiglione, Montalto, San Mariano, Vernali e Le Vigne, gode di una posizione invidiabile, ad un passo da tutto, di un clima salubre e di un contesto naturalistico di alto pregio, ideale per il trekking o anche semplicemente per lunghe passeggiate nella natura.
La cucina è legata alle tradizioni locali, ai prodotti tipici agro-alimentari, come il tartufo, la lenticchia e la patata. Ingredienti semplici e naturali che ben sanno soddisfare il piacere di occhi e palato.
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