Sul dorso occidentale dei Monti Dauni, adagiato sullo schienale di una collina dell'alta valle del fiume Fortore, a 650 metri sul livello del mare sorge Roseto Valfortore. Il visitatore attento noterà subito che è la natura a dettar legge, l'armonia del borgo, arricchito dall'opera sapiente degli Scalpellini, e l'identità contadina lo hanno reso uno dei "Borghi più belli d'Italia". E' probabile che il nome Roseto, "Rosito" derivi dall'abbondanza di rose selvatiche che si diffondono sull'area. Il borgo, ricostruito del 1294 da Bartolomeo di Capua, è un minuscolo agglomerato che rispecchia la tecnica longobarda, le costruzioni partivano da una strada che fiancheggiava la chiesa parrocchiale detta "sotto santi", separate tra loro da più vicoli di diversa ampiezza che sboccavano sulle "coste", si collegavano alla strada principale, su cui si affacciava il "Palazzo Marchesale", per correre in fondo ai vicoli dove grandi porte proteggevano il paese da assalti nemici. Le molteplici qualità di fiori che fioriscono nei boschi circostanti, ha spinto alla produzione di un ottimo miele. il tartufo nero, raccolto dalla primavera all'autunno e trasformato in salse e olio aromatico, arricchisce i piatti della cucina locale. Nelle masserie disseminate nella valle, l'allevamento delle mucche allo stato brado favorisce la produzione di ottimi prodotti caseari, trecce fresche, tipici caciocavalli e caciotte stagionate. Deliziosi i prodotti da forno: pane, pizza, scaldatelli, biscotti e dolci, nello specifico i "zuzamedde", i calzoncelli con la ricotta e i piccilatedde.
Sul dorso occidentale dei Monti Dauni, adagiato sullo schienale di una collina dell'alta valle del fiume Fortore, a 650 metri sul livello del mare sorge Roseto Valfortore. Il visitatore attento noterà subito che è la natura a dettar legge, l'armonia del borgo, arricchito dall'opera sapiente degli Scalpellini, e l'identità contadina lo hanno reso uno dei "Borghi più belli d'Italia". E' probabile che il nome Roseto, "Rosito" derivi dall'abbondanza di rose selvatiche che si diffondono sull'area. Il borgo, ricostruito del 1294 da Bartolomeo di Capua, è un minuscolo agglomerato che rispecchia la tecnica longobarda, le costruzioni partivano da una strada che fiancheggiava la chiesa parrocchiale detta "sotto santi", separate tra loro da più vicoli di diversa ampiezza che sboccavano sulle "coste", si collegavano alla strada principale, su cui si affacciava il "Palazzo Marchesale", per correre in fondo ai vicoli dove grandi porte proteggevano il paese da assalti nemici. Le molteplici qualità di fiori che fioriscono nei boschi circostanti, ha spinto alla produzione di un ottimo miele. il tartufo nero, raccolto dalla primavera all'autunno e trasformato in salse e olio aromatico, arricchisce i piatti della cucina locale. Nelle masserie disseminate nella valle, l'allevamento delle mucche allo stato brado favorisce la produzione di ottimi prodotti caseari, trecce fresche, tipici caciocavalli e caciotte stagionate. Deliziosi i prodotti da forno: pane, pizza, scaldatelli, biscotti e dolci, nello specifico i "zuzamedde", i calzoncelli con la ricotta e i piccilatedde.
Bandi |