Calvanico sorge alle falde del Pizzo di San Michele e offre, ai suoi visitatori, incantevoli panorami che spaziano dai Monti Lattari alla piana del Sarno, fino ad arrivare al Vesuvio.
Le sue origini vengono ricondotte all’antica “Cluvium”, il fiorente centro manifatturiero irpino distrutto da Annibale: i suoi abitanti si trasferirono poi ai piedi del Monte San Michele, fondandovi il campo di Cluvianum, poi volgarizzato in Calvanico, anche se alcuni reperti di recente ritrovamento, come gli strumenti in selce, lasciano supporre che il territorio fosse frequentato sin dal paleolitico. Altre tracce che attestano una presenza umana nel territorio di Calvanico sono rappresentate da alcune monete dell’età romana, da alcuni cocci di vasi dalle svariate forme databili intorno al III e al IV sec. d.C. Tuttavia le prime notizie in cui si trova citato Calvanico sono contenute nel Codice cavense, conservato presso l’Abbazia di Cava, e risalgono pressappoco all’anno Mille. In epoca medioevale fu Gastaldato dei Rota, dei Sanseverino e dei Caracciolo; poi fu casato del “Principato Citra” e, nel marzo del 1829, divenne comune autonomo.
Il centro abitato di Calvanico si articola in tre agglomerati urbani: Capo Calvanico, Mezzana e Piedi Calvanico, in cui vi sono tipiche stradine, piazze e vicoletti su cui si affacciano i palazzi gentilizi e le Chiese, che esibiscono portali e stemmi in pietra calcarea e decorazioni in stucco, tutto frutto della sapiente maestria di noti artigiani locali.
Calvanico è noto ai più per aver dato i natali all’Abate Francesco Conforti, martire degli ideali di libertà declamati dalla rivoluzione partenopea del 1799, condannato a morte dai Borboni e giustiziato nel dicembre del medesimo anno. Altro nome illustre è quello di Raffaele Conforti, figura di rilievo del Risorgimento e dell’Unità d’Italia.
Il territorio comunale si presenta ricco di noccioleti, castagneti, boschi cedui, cerreti e faggete d’alto fusto, e non è un caso che l’economia locale si basa sui prodotti tipici delle castagne, i cosiddetti marroni, e delle nocciole, oltre che sull’olio che, seppur non prodotto in quantità eccessive, è di ottima qualità.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore
Calvanico sorge alle falde del Pizzo di San Michele e offre, ai suoi visitatori, incantevoli panorami che spaziano dai Monti Lattari alla piana del Sarno, fino ad arrivare al Vesuvio.
Le sue origini vengono ricondotte all’antica “Cluvium”, il fiorente centro manifatturiero irpino distrutto da Annibale: i suoi abitanti si trasferirono poi ai piedi del Monte San Michele, fondandovi il campo di Cluvianum, poi volgarizzato in Calvanico, anche se alcuni reperti di recente ritrovamento, come gli strumenti in selce, lasciano supporre che il territorio fosse frequentato sin dal paleolitico. Altre tracce che attestano una presenza umana nel territorio di Calvanico sono rappresentate da alcune monete dell’età romana, da alcuni cocci di vasi dalle svariate forme databili intorno al III e al IV sec. d.C. Tuttavia le prime notizie in cui si trova citato Calvanico sono contenute nel Codice cavense, conservato presso l’Abbazia di Cava, e risalgono pressappoco all’anno Mille. In epoca medioevale fu Gastaldato dei Rota, dei Sanseverino e dei Caracciolo; poi fu casato del “Principato Citra” e, nel marzo del 1829, divenne comune autonomo.
Il centro abitato di Calvanico si articola in tre agglomerati urbani: Capo Calvanico, Mezzana e Piedi Calvanico, in cui vi sono tipiche stradine, piazze e vicoletti su cui si affacciano i palazzi gentilizi e le Chiese, che esibiscono portali e stemmi in pietra calcarea e decorazioni in stucco, tutto frutto della sapiente maestria di noti artigiani locali.
Calvanico è noto ai più per aver dato i natali all’Abate Francesco Conforti, martire degli ideali di libertà declamati dalla rivoluzione partenopea del 1799, condannato a morte dai Borboni e giustiziato nel dicembre del medesimo anno. Altro nome illustre è quello di Raffaele Conforti, figura di rilievo del Risorgimento e dell’Unità d’Italia.
Il territorio comunale si presenta ricco di noccioleti, castagneti, boschi cedui, cerreti e faggete d’alto fusto, e non è un caso che l’economia locale si basa sui prodotti tipici delle castagne, i cosiddetti marroni, e delle nocciole, oltre che sull’olio che, seppur non prodotto in quantità eccessive, è di ottima qualità.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore
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