Nel cuore dell’antico Sannio, immerso nell’incantevole paesaggio del parco regionale del Taburno-Camposauro, a pochi Km dal comune di Benevento, si trova Foglianise.
Suggestivo paese al centro della Valle Vitulanese è situato a circa 350 m. sul livello del mare alle pendici del monte Caruso comunemente detto San Michele.
Foglianise, con una superficie di circa 1174 ha, conta circa 3600 abitanti e confina con i comuni di Vitulano Castelpoto e Torrecuso e, nella zona bassa, è delimitato dal torrente Jenga affluente del fiume Calore.
Il comune di Foglianise è stato insignito nel 2012 del titolo di città da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il territorio è caratterizzato da una morfologia prevalentemente collinare e dal punto di vista meteorologico da un clima mite, condizioni che favoriscono la coltivazione di vigneti e uliveti che regalano frutti di ottima qualità.
L’abitato è composto dagli antichi casali «Palazzo», «Barassano», «Leschito», «Golini», «Posto», «Sirignano», «Cautani», «Oliveto» e «Foglianise» che ha dato il nome al paese e da una parte moderna che si sviluppa nell’area pianeggiante del «Prato» e nelle contrade di Utile, G. Viglione, Cienzi, Iannilli, e più a valle i caseggiati della Palmenta.
CENNI STORICI
Foglianise è certamente di epoca romana come testimonia la lapide murata nella chiesa di S. Pietro in Vitulano. L'iscrizione latina, databile intorno al III secolo, è voluta dal liberto Umbrio Politimo che offre un'ara dedicandola alla dea Fortuna Folianensis. Questo prezioso reperto riferisce sull'esistenza del culto alla dea Fortuna che qui assumeva il titolo di Folianensis poiché venerata nel territorio appartenuto a Folius, patrizio romano. L'iscrizione è riportata e quindi riconosciuta anche dall'illustre storico di epigrafia latina Teodoro Mommsen nel suo corpus Inscriptionum Latinarum (Berlino 1883). Altri reperti riferiscono sulla sua origine romana come ad esempio l'incisione rupestre dedicata al dio Silvano sulle sponde del torrente Jenga, la stele funeraria di una figura femminile rinvenuta in località Sala e frammenti di epigrafi in diverse zone della Palmenta.. Con la caduta dell'impero romano segue un periodo di scarsità di notizie sulla vita nel territorio Folianensis anche a causa del forte sisma che nel 369 distrusse buona parte dei centri del Sannio. Con l'invasione longobarda del sannio nel 570, viene fondato il grande Ducato di Benevento elevato poi a Principato. E' il periodo in cui ricompaiono documenti che dimostrano la ripresa dell'insediamento di Folianensis che fa parte, insieme agli altri centri della Valle, del Gastaldato di Tocco. Nei tempi successivi Fulianensis (come viene nominato in documenti dell'epoca), vide l'invasione ed il passaggio delle truppe di Carlo d'Angiò e Manfredi di Svevia che intorno a questo territorio sembra si siano dati battaglia intorno al 1200. In un documento del 1417 Folianensis è nominato casale di Tocco, mentre già dopo il terremoto del 1456 decaduta la città di Tocco viene menzionato come casale del Vallo di Vitulano. Foglianese (così chiamato fino a qualche tempo fa) subì nel corso del ‘500 e del ‘600 le sorti degli altri casali del Vallo di Vitulano tra i vari feudatari che compravano e vendevano il feudo fino al 1806 quando Giuseppe Bonaparte, dopo aver occupato il Regno di Napoli, lo divise in 14 province. Foglianise fu uno dei dieci comuni costituitisi nel circondario di Vitulano della provincia del Principato Ultra con sede in Avellino. Nel 1816, la restaurazione borbonica non privò dell'autonomia i dieci comuni della Valle e tra questi anche Foglianise. Il comune viene annoverato nella provincia di Benevento costituitasi 15 maggio del 1861, mentre nel 1892 venne aggregato al circondario di Benevento ed al mandamento di Vitulano. Negli anni 70 il paese ha subito profondi cambiamenti: c’è stato un grande sviluppo urbanistico verso la parte pianeggiante del paese e l’economia, fino a quel momento esclusivamente agricola artigianale, ha visto il nascere dell’industria e del terziario. Attualmente è uno dei 14 comuni del Parco Regionale del Taburno Camposauro.
STORIA CULTURA NATURA
ITINERARI STORICO - CULTURALI
VISITIAMO IL PAESE
Il paesaggio di Foglianise, tra verdi e fertili colline che discendono dolcemente dal Taburno unendosi alle sponde del fiume Calore e del torrente Jenga, consente lunghe e salubri passeggiate. Camminare lentamente tra le strette strade e gli antichi vicoli osservando le costruzioni che testimoniano il tempo antico ma anche il suo inesorabile trascorrere, è come perdersi nella storia e rivivere le tante vicende di cui quei luoghi sono stati protagonisti.
Particolarmente interessanti da visitare sono certamente le chiese e gli antichi casali:
• Chiesa parrocchiale di S.Ciriaco: fondata nel XIV sec. è stata ricostruita e completata nel corso del XVI sec. Dell'impianto originario restano oggi soltanto le colonne in pietra. La tradizione vuole che sia stata costruita sui resti del tempio della Dea Fortuna. La chiesa è costituita da tre navate di cui, la centrale, ha la soffitta di tavole di pioppo dipinte. La cupola è realizzata con cassettoni dipinti nella tonalità dell'azzurro con stelle dorate, simboleggianti la luce divina; nelle vele laterali sono raffigurati i Quattro Evangelisti. All’interno è conservata un statua lignea (sec. XIX) di San Ciriaco, protettore di Foglianise.
• Chiesa del SS. Corpo di Cristo e S.Anna: fu edificata nel 1536 e aggregata al Capitolo della Basilica Lateranense. Sede dell'antica Arciconfraternita del Santissimo Corpo di Cristo, è ubicata a sud-ovest dell'abitato di Foglianise e si presenta con pianta a croce latina. La navata è caratterizzata da una volta a botte con cassettoni, mentre il coro è sovrastato da una volta a cupola con pennacchi. Al suo interno, oltre alla statua lignea di S.Anna (sec. XIX), è conservata una preziosa tela raffigurante la Nascita della Madonna (XVII sec.). Nella sagrestia si trova un'antichissima biblioteca contenente più di 2000 libri e una collezione di pastori del Settecento, opera dei maestri napoletani, recentemente restaurata.
• Chiesa di S.Maria di Costantinopoli: La Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, è un antico convento-eremitorio dei PP.Carmelitani. Il convento fu fondato nel 1549. e, a quel tempo, si trovava nella periferia orientale del paese, oggi diventato centro. All’interno della Chiesa si trovano: una tavola del XVI sec. raffigurante “Maria SS. Del Rosario e Santi”, la tela raffigurante la “Dormitio della Madonna” del 1630 ed la tela “Madonna del Carmine con anime purganti” del XVII secolo. La chiesa, in origine composta di una sola aula rettangolare, sul finire del XVI secolo venne trasformata a croce latina. Il pittore beneventano Giuseppe Salvetti, vissuto nel XIX secolo, dipinse 15 tele raffiguranti i Misteri del Rosario, conservati in buono stato. Il campanile della chiesa è il simbolo di Foglianise. Esso fu completamente ristrutturato nel 1886; la campana più grande è del 1840, un’altra è del 1816, e, la più piccola è del 1562.
• Basilica della SS.Annunziata e di S.Antonio: la tradizione vuole che sia stato fondata da San Bernardino da Siena nel 1440. È meta di turisti e di fedeli legati a Sant'Antonio di Padova. È possibile ammirare: il portale antico della chiesa con lunetta raffigurante "l'Annunziata" affrescato da F. Solimena nel 1721; il complesso absidale con la tavola dell'Annunziata di scuola rinascimentale toscana (XV sec.); il soffitto in legno dell'oratorio T.O.F. dedicato a San Rocco, costruito dopo il flagello della peste (1656); affresco della Madonna con Bambino e santi, di scuola locale (XV sec.) rinvenuto sotto l'intonaco nel restauro del 1930; chiostro e cisterna del VIII sec. Fino alla metà del XIX sec., il convento è appartenuto alla parrocchia di San Ciriaco di Foglianise (lo attestano i registri parrocchiali della chiesa). Nel 1852, con la formazione dei comuni nella valle, il convento per territorio è toccato a Vitulano.
• Cappella di San Rocco: graziosa Cappella campestre, edificata, al Casale Cautani, nel 1579; al suo interno custodisce la statua in legno policromo di S.Rocco. Al venerato giovane Santo taumaturgo si rivolsero i fedeli allo scoppiare della peste del 1656, causa di oltre mille vittime, invocandolo in questa cappella posta alla periferia del paese; iniziò così la devozione che porterà alla Festa del Grano. Ogni anno, la mattina del 16 agosto, giorno in cui si venera S.Rocco e si svolge la manifestazione, dinanzi alla chiesetta, avviene la benedizione dei "carri di grano".
• Cappella di San Nicola già San Giacomo: La data di fondazione della Cappella è incerta: si presume sia stata realizzata nel XVI secolo nei pressi del Vico Grande che, allora, fungeva da collegamento tra la parte alta e la parte bassa del paese, sui ruderi dell’antico cimitero di San Giacomo Apostolo. Il 4 Novembre del 1703 il Cardinale Orsini consacrò la cappella e l’altare. Nello stesso anno il pittore Pennini dipinse, nel catino absidale, l’immagine di San Nicola nell’atto di ricevere il Vangelo da Gesù e il Pallio dalla Madonna. Ancora nel 1703, la cappella si arricchì di una tela raffigurante il Santo con dei bambini. Nel 1760 fu ricostruito il portale in pietra. Nel 1968, con il contributo dei fedeli, mons. Gioacchino Pedicini fece ristrutturare la cappella e volle abbellire il soffitto, già affrescato da Nicolino Pedicini, con l’inserimento del suo stemma vescovile. Affianco alla Cappella, si erge la Torre dell'orologio, costruita nel 1882.
• Cappella di San Nicola dei Sauchelli: Nel 1637, al casale Palazzo, Giovanni Maria Sauchella costruì una piccola cappella dedicata a San Nicola di Bari. La cappella si presenta con una pianta di forma quadrata e conserva, ancora oggi, il bel portale in pietra. Sull’altare fu collocato un dipinto, attribuito al pittore Giuseppe Castellano, raffigurante San Nicola con ai lati i bambini ed un servetto; in basso fu sistemato lo stemma dell’Orsini. Attualmente la cappella, pur conservando tutto il suo fascino, non è in buone condizioni.
• Cappella di Maria SS. delle Grazie: edificata nell'antico casale di Barassano, venne probabilmente costruita intorno al XVI sec.. Incassata nella parete del terreno ripidissimo che precede di poco il breve bosco che circonda il monte Caruso, il luogo di culto mariano è di piccole dimensioni, in quanto scavato nella roccia retrostante, dispone di una navata centrale e, a sinistra, di una laterale più piccola, provvista anch'essa di ingresso. Collegato alla piccola navata laterale, si erge il campanile, privo del pinnacolo.
• Cappella della Madonna del Carmine: nell'antico casale di Sirignano, scendendo in un suggestivo vicolo, si giunge alla Cappella della Madonna del Carmine, edificata nel 1799. La cappella presenta un unico altare, al di sopra del quale appare un quadro della Madonna del Monte Carmelo.
• Cappella della Madonna di Montevergine: situata nella contrada Giovanni Viglione, fu benedetta ed aperta al pubblico il 27 aprile 1923. La volle fortemente Giuseppe Iannuzzi, un abitante di Foglianise, in quanto, a suo dire, durante il periodo della prima guerra mondiale, la Madonna gli apparve in sogno e gli disse: "Costruisci una chiesa in mio nome nel punto in cui io ti indicherò".
• Casale Foglianese: Con l'ex cappella di S. Giacomo (oggi intitolata a S. Nicola), la fontanella a ridosso della chiesetta e la torre civica dell'orologio, l'agglomerato circostante forma il casale di Foglianise che da poi il nome a tutto il paese. Il Vico Grande doveva essere uno dei quartieri più grandi che formavano il casale. Ripide scalette in pietra, silenziosi cortili ed ombreggiati sottopassaggi conducevano un tempo a piccole ma fiorenti botteghe artigiane.
• Casale Oliveto: Zona costituita da vicoli e passaggi. Suggestivo è il Vico Russo. Le sue graziose scalette si fermano al portale in pietra al di là del quale una colonna di epoca romana sorregge il portico dalla volta a crociera. Nel vico Russo è stata fusa la campana più grande che compone il campanile di S.Maria.
• Casali Palazzo e Barassano: Il Palazzo, insieme a Barassano, costituisce quella parte del paese antico che si ammira da Piazza S. Maria di Costantinopoli. Conserva in alcuni tratti la struttura robusta medievale tipica degli agglomerati urbani del sud Italia: Cappellina intitolata a S. Nicola, mura e portali in pietra, stradine strette e tortuose, sottopassaggi, vicoletti che si diramano in altrettanti piccoli tracciati fino a raggiungere l'ingresso delle abitazioni attraverso rampe di scale ripidissime. Barassano, edificato lungo il ripido sentiero che porta al monte Caruso, ha la propria cappella con torretta campanaria dedicata alla Madonna delle Grazie. In questi casali è stato girato il film di Pino Tordiglione “Il Natale rubato” e, presto, anche Sergio Pacelli vi realizzerà le riprese per la fiction sull’infanzia di S.Pio da Pietrelcina.
• Casale Sirignano: Sirignano è uno dei 36 Casali che formavano la Valle Vitulanese fino al XVI secolo; oggi frazione di Foglianise, è patria del poeta e giureconsulto Basilio Giannelli, regio Consigliere di S. Chiara e protetto di Carlo II. Il casale, edificato nei pressi di due sorgenti, non ha subìto grossi sconvolgimenti nel corso del tempo ed oggi i suoi vicoletti presentano il tipico aspetto medievale.
• Casale Posto:Il caseggiato arroccato lascia pensare ad un luogo dal quale si potesse spaziare con lo sguardo sulla valle sottostante e magari controllare eventuali movimenti sulle rare mulattiere sterrate che solcavano le colline. Il Posto è un Casale che possiamo guardare solo dal basso, quasi incastrato nella roccia grigia del monte Caruso.
• Casali Golini e Leschito: Golini trae il nome dalla famiglia che lo ha fondato, mentre il termine Leschito si riferisce sicuramente alle “Lesche”, tipica fibra vegetale dura e filiforme che abbonda nei territori pedemontani, con la quale si intrecciavano efficaci scope per spazzolare pavimenti, aie e cortili. Tra le antiche mura del Leschito naque Francesco Pedicini che da Pio IX fu nominato arcivescovo di Bari. Monsignor Pedicini amò molto questi luoghi e pensando alla sua terra natale, scrisse un'opera dal titolo: La Valle Vitulanese e S. Menna Solitario.
VIAGGIO TRA LE ARCHITETTURE RUPESTRI DI FOGLIANISE
Il viaggio tra gli eremi e le altre costruzioni rupestri che si trovano nel territorio di Foglianise è un percorso davvero interessante. Camminare tra i sentieri, inoltrarsi nei boschi, sentire l’odore della natura, arrampicarsi fino ad arrivare in cima… ma allo stesso tempo capire le storie, le leggende, le tradizioni legate ai luoghi attraversati….È davvero incantevole e sicuramente una esperienza da vivere.
le costruzioni presenti nel territorio di Foglianise sono la testimonianza del passaggio dei viandanti durante i loro pellegrinaggi verso la Terra Santa. Intorno all’anno mille il fenomeno del pellegrinaggio si diffuse in tutta Europa. I pellegrini occuparono le grotte carsiche che trovavano sul cammino trovando riparo e acqua. Con il passare del tempo su quelle piccole e buie grotte furono eretti dei veri e propri monasteri o piccoli eremi collegati a culti particolarmente sentiti dagli abitanti della valle. Per molti secoli questi edifici furono abitati da frati appartenenti a vari ordini che divennero gli spiriti guida del popolo e introdussero nella Valle varie tecniche di coltivazione e di allevamento come quella importantissima del baco da seta. Oggi, lasciate dai monaci, queste costruzioni rupestri sono abbandonate o vengono utilizzate solo in occasione delle varie feste religiose. Le costruzioni attualmente visibili sono l’eremo di San Michele (Foglianise) e i ruderi di Santa Maria in Gruptis ( nel territorio di Vitulano ma appartenente a Foglianise).
MONASTERO DI SANTA MARIA IN GRUPTIS ( X secolo )
E’ situata tra la montagna di Solopaca e Vitulano, in luogo strategico tra la Valle Telesina e quella Vitulanese , alla sommità di uno strapiombo detto “funno”. La data di fondazione è collocabile tra il 940 e il 944 d.C. per opera dei principi longobardi di Benevento Atenulfo II e III e dedicato alla Madonna. Le fu attribuito il toponimo “della Grotta” perché il monastero è stato eretto su una serie di grotte carsiche in precedenza occupate dai pellegrini di passaggio. Il monastero fondato dai Benedettini, fu poi occupato dai Celestini e dagli Umiliati fino a quando nel 1705 il Cardinale Orsini sconsacrò la chiesa che da allora fu abbandonata. Durante l’Unità d’Italia divenne un rifugio per i briganti che usufruivano delle sua posizione strategica per sfuggire alla cattura e nascondere i loro bottini. Nel tempo per il mistero del luogo si sono diffuse numerose leggende riguardanti santa Maria in Gruptis, leggende che parlavano di draghi, streghe, sette sataniche ecc. Attualmente dell’imponente monastero non rimangono che pochi resti. Si possono osservare l’imponente torre quadra sviluppata su tre livelli, parte del muro di cinta, i resti di quella che doveva essere la chiesa con l’abside e al livello inferiore alcune delle grotte carsiche abitate dal principio. Ormai in stato di rudere e pericolante è davvero affascinante da ammirare per la sua incredibile posizione e per quel fascino misterioso che la circonda, si raggiunge solo a piedi attraverso un caratteristico e stretto sentiero in pietra che si inoltra nel bosco per circa un km.
EREMO DI SAN MICHELE ( XI SECOLO)
Il culto di San Michele è molto antico, le sue origini risalgono in Oriente intorno al II secolo d.C. I Longobardi in tutto il loro regno eressero diverse chiese dedicate a San Michele, che assimilavano al loro Dio Odino, Dio della guerra. Tutte le chiese di questo periodo avevano due caratteristiche comuni: si trovavano in zone montuose e sono edificate su grotte carsiche con la presenza di acqua. L’eremo di San Michele è costruito sul monte Caruso protetto da pareti rocciose esposto verso sud. Su due grotte carsiche intorno all’XI secolo venne costruita la piccola cappella con l’altare dedicato a San Michele addossato a una parete della grotta superiore e in seguito il livello inferiore con le celle per gli eremiti. Intorno al XV secolo furono aggiunte la sagrestia, la cappella delle reliquie e sulla facciata della chiesa fu montato il portale in pietra con architrave e lunetta superiore. Particolarmente interessante è il sistema della raccolta delle acque che si può osservare all’interno della grotta superiore: attraverso canali scavati nella roccia l’acqua arriva alle vasche di raccolta, sempre in pietra, una nella grotta superiore e una in quella inferiore che funge da pozzo. Interessante e anche la presenza di due porte di accesso una sul lato est e l’altra sul lato sud, costruite per mettere a tacere la disputa durata anni tra il popolo di Foglianise e quello di Vitulano sulla proprietà dell’eremo Il culto di San Michele è molto sentito nella valle e lui sono attribuiti numerosi miracoli tra cui quello di avere fermato con la sua potente spada un masso enorme distaccatosi dalla montagna e che avrebbe distrutto completamente l’antico abitato di Foglianise.
ITINERARI NATURALISTICI
il territorio di Foglianise fa parte del Parco regionale del Taburno Camposauro Istituito nel 2002 Il parco ha un’estensione di 12.370 ettari, con una popolazione di circa 25.000 abitanti distribuiti nei territori di 14 comuni in provincia di Benevento. Il massiccio Taburno-Camposauro fa parte dell'Appennino Campano. Sito ad Ovest di Benevento, nella cui provincia ricade interamente, culmina nel Monte Taburno (m 1394), Camposauro (m. 1388) e Pentime (m 1170).Il loro profilo ricorda quello di una donna sdraiata, da cui l'appellativo:"Dormiente del Sannio" dato al massiccio. È interessante visitare il Parco in ogni periodo dell’anno anche se i mesi migliori sono quelli estivi e autunnali. percorrendo i tantissimi sentieri che attraversano il Parco si possono trascorrere giornate in una dimensione naturale, alla scoperta dei segreti del bosco, della sua ricca flora e fauna, delle sue particolarità geologiche e antropologiche. La natura incontaminata e il silenzio conducono in una dimensione rilassante e lontana dallo stress quotidiano, i profumi e i colori consentono, almeno per un attimo, la fusione completa con la natura, condizione naturale dell’uomo troppo spesso dimenticata nel mondo caotico e tecnologico di oggi. Camminando per i tanti sentieri che attraversano il Parco è possibile ammirare come cambia la vegetazione in base all’altitudine passando dai bellissimi uliveti e vigneti della fascia pedemontana, agli immensi boschi di faggeti e castagneti intorno ai 800 – 900 metri, per rimanere sorpresi dalla assoluta mancanza di vegetazione delle depressioni tettonico-carsiche del campo di Cepino, del Piano Melaino e del Campo, si può trovare, inoltre, una grandissima varietà di specie mediterranee di piante, a cui si uniscono, man mano che si sale, specie a carattere submontano e montano e vari tipi di funghi commestibili. Inoltrandosi nel bosco si può venire a contatto con varie specie di animali selvatici tra cui il temuto cinghiale e la velenosa vipera o si può ammirare il volo maestoso del gheppio o della poiana. Un’escursione al Parco regionale del Taburno Camposauro permette di visitare e conoscere i luoghi e alla fine di capire il “senso interiore” del territorio visitato, di percepire, cioè, le unicità, quell’insieme di condizioni ambientali, biologiche, culturali che rende l’area protetta del Parco diversa e unica.
SAN ROCCO E LA FESTA DEL GRANO
Ogni anno, a Foglianise, l’arte incontra la tradizione il 16 agosto. In questo giorno si svolge la manifestazione della Festa del Grano in onore di S.Rocco di Montpellier, santo patrono del paese.
L’origine della festa è tuttora difficile da stabilire nonostante i numerosi studi portati avanti dagli studiosi. Sembra, comunque, che, da rito pagano, di epoca romana, la festa si sarebbe trasformata, nei secoli, in un culto cristiano. L’ipotesi pagana fa risalire la Festa del Grano ai riti in onore di Cerere, dea romana delle messi, o di Fortuna, dea della fertilità. Durante questi riti le donne, intrecciatesi sul capo delle spighe, compivano danze pubbliche in onore della dea e, una volta concluse, si portavano in processione verso il tempio per offrire a Cerere animali e pane.
Assimilata e trasformata dalla civiltà cristiana, tale usanza determinò il trasferimento del rito e delle messi al centro del paese. Da ciò il via ad una processione del grano e ai primi tentativi di elaborazione dei carri. Tale consuetudine si ritrova nel 1482, quando, agli inizi di agosto, il popolo si recava in una chiesa del paese dove esistevano i ruderi di un antico tempio consacrato alla dea delle messi, per ringraziare Dio dell’abbondanza del raccolto.
Nel 1656 si diffuse, in tutto il Regno di Napoli, la terribile “spagnola”, una peste che disseminò morte e carestia. A Foglianise invocarono San Rocco, la cui devozione era presente nella Valle Vitulanese già nel Cinquecento, perchè salvasse il paese dal terribile male. Canti, penitenze, processioni, offerte, fino a quando l’epidemia passò. Gli abitanti di Foglianise donarono alla chiesa di S.Rocco delle grosse somme di denaro, come risulta dagli inventari della cappella degli anni 1687, 1697, 1711 e 1727 e abbondanti offerte di grano. Una vera festa in onore di S.Rocco sarebbe nata dopo la venuta, a Foglianise, della reliquia del Pellegrino di Dio, nel 1727. Il primo documento certo sulla presenza della festa in onore di S. Rocco risale al 1730 ed è il cosiddetto “Libro del Cannaruto”, un manoscritto, che si trova nell’Archivio della Chiesa di S.Anna a Foglianise, contenente i conti dell'evento dal 1730 al 1761.
Con il trascorrere degli anni, questi semplici carri trainati dai buoi, riempiti di grano, cominciarono ad essere arricchiti, con ghirlande di spighe e fili di paglia intrecciati. Nel corso dell'Ottocento, la manifestazione subì un'evoluzione e fecero la comparsa le prime riproduzioni di quadri e altari votivi, in cui l'arte dell'intreccio si fondeva con l'immagine di San Rocco. Risale ai primi anni del Novecento, invece, il “Palio” un alto campanile di paglia, che raggiungeva circa venti metri d'altezza, portato a spalla da numerosi fedeli. Con l'arrivo dell'elettricità in paese (1928) esso non poté più essere realizzato perché le condutture elettriche non ne consentivano il passaggio. I foglianesari, allora, cominciarono a realizzare carri più piccoli sempre decorati con intrecci di spighe .
Fino al 1972 la Festa del Grano è stata organizzata da privati cittadini; nel 1973 è la Pro Loco ad occuparsi della gestione della festa, che apporta numerose novità quali l’introduzione del percorso circolare della sfilata, la suddivisione dei carri in categorie e l’ideazione di gruppi tematici di persone che sfilavano accanto ai carri, caratteristiche tuttora presenti. Dal 1980 in poi la gestione e l’organizzazione della festa è stata assunta dall’amministrazione comunale.
Oggi la Festa del Grano è uno degli eventi più suggestivi e apprezzati della regione Campania che, ogni anno, si rinnova e migliora nel rispetto della tradizione.
LA FESTA OGGI
La Festa del Grano rappresenta il momento clou dei festeggiamenti in onore di San Rocco che iniziano l’8 Agosto, giorno del compatrono San Ciriaco, e terminano il 18 con il concerto di grandi protagonisti della musica italiana e i fuochi d’artificio. Elemento caratterizzante della manifestazione è la tradizionale sfilata dei carri di grano, apprezzata e ammirata da sempre più numerosi visitatori che restano incantati davanti all’originalità della lavorazione della paglia frutto della bravura dei maestri dell’intreccio. La sfilata ha solitamente inizio intorno alle ore 9,00, quando tutti i "carri" ed i vari "gruppi" sono giunti in Piazza Santa Maria. L’apertura della sfilata, tra il suono festante delle campane , le note della banda musicale e il gruppo folkloristico "Fortuna Folianensis", è affidata alle “pacchiane” (donne in costume tradizionale con in testa le “gregne” (ceste contenenti grano) e i “toselli” (piccoli altari in paglia), che precedono il caratteristico carro con i buoi. Seguono i vari carri riproducenti facciate di cattedrali famose , monumenti storici o qualsiasi cosa ispiri la fantasia dei maestri della paglia. La sfilata, imboccata Via Cimitero, prosegue tra due ali di folla, sempre più numerosa ed entusiasta, tra la varietà dei colori e dei costumi dei gruppi tematici. Si continua, poi, per Via S.Pedicini, Viale San Rocco, fino alla cappellina del santo patrono. Qui i "Carri", alla presenza della statua di San Rocco rivestita di tutti i suoi preziosi ornamenti, vengono benedetti dall'Autorità ecclesiastica e premiati dall’autorità civile. La sfilata, così, si trasforma in processione: anche san Rocco, tra i canti e le preghiere, partecipa alla festa e alla gioia dei suoi fedeli. Sempre tra una marea di folla, si percorrono due strade dell'antico centro di Foglianise, Umberto 1° e Via Roma, per concludere in Piazza Santa Maria tra le note della banda musicale e il crepitare dei fuochi d'artificio. I carri vengono poi esposti per le strade del paese per tutti i giorni della festa. La prima domenica dopo il 18 agosto la statua di S.Rocco, in processione, fa ritorno alla sua cappella.
IL CARRO
Il carro è un pregevole lavoro in paglia, frutto di minuziose giornate di lavoro. Gli “artisti della paglia”, nelle campagne, nelle case, nei circoli e nelle associazioni,dai mesi di Gennaio-Febbraio, cominciano a preparare le loro opere coniugando volontà, abilità e pazienza alla devozione verso S.Rocco.
I “maestri” hanno imparato dalle generazioni precedenti i segreti e l’arte dell’intreccio. La tecnica di lavorazione viene appresa sin da piccoli. Da diversi anni anche nelle scuole di Foglianise è attivo un laboratorio della paglia.
Per il tema presentato e per le dimensioni, i carri si suddividono in:
CARRI PICCOLI, lavori presentati dai giovanissimi, dagli apprendisti del lavoro della paglia che tengono viva la tradizione dei padri;
CARRI MEDI, che vanno ad affrontare un tema culturale o storico o d’attualità;
CARRI NOVITA’, che, introdotti alla fine degli anni ’70, rappresentano eventi contemporanei o si ispirano alla tecnica e alla scienza;
CARRI GRANDI O TRADIZIONALI, sono il segno della tradizione, della fede e della devozione e riproducono facciate di chiese o cattedrali famose.
La realizzazione del carro è complessa e laboriosa: dopo aver deciso il soggetto da proporre alla sfilata, che rimane segreto fino al giorno 16, ci si adopera per costruire la struttura di legno in scala e nel rispetto più assoluto delle proporzioni su cui poi dovranno essere sistemati i vari manufatti. si scelgono le spighe, quindi si prosegue mettendo la paglia in una “bagnarola” piena d’acqua per circa due ore affinché sia abbastanza morbida per essere intrecciata. A questo punto si cominciano a realizzare le “trecce” (da 3 fino ad anche 33 fili), gli “scupidù” e i “laccetti” (più steli sovrapposti intorno ad un’anima di ferro), le striscette di paglia incollata. Poi, il “maestro”, con gli intrecci, crea, sulla struttura di legno, giochi ed effetti straordinari. L’opera finita viene montata su trattori o camion i quali sono allestiti con le “paccocce” (covoni di grano grezzo) e bandierine colorate così da essere pronti per il fatidico giorno della sfilata.
I PIACERI DELLA TAVOLA
Per la sua conformazione geo-morfologica, Foglianise basa la propria economia sulla coltivazione della vite e dell’olivo.
Culla dell’Aglianico del Taburno e del Taburno ( nei tipi Novello, Piedirosso, Falanghina, Coda di Volpe, Greco) DOC dal 1986, e di altri vini IGT, tutti prodotti dalla nota Cantina del Taburno, Foglianise è conosciuto anche per la produzione dell’eccellente olio extravergine d’oliva tanto da essere incluso nel territorio della DOP “Sannio Caudino Telesino” insieme ad altri 34 centri della provincia di Benevento.
La vendemmia comincia gli ultimi giorni di settembre e si protrae, anche in relazione alle condizioni meteorologiche, fino a quasi tutto il mese di ottobre.
Nei mesi di novembre e dicembre, invece, passeggiando per le strade di campagna, è facile scorgere uomini e donne alle prese con la raccolta delle olive le quali sono successivamente trasformate in olio nei frantoi presenti nel territorio.
L’olio extravergine di oliva è l’ingrediente principale della tavola foglianesara la quale offre specialità quali:
Cecatielli cù sugu (cavatelli con il sugo di pomodoro e basilico); Pizzilli cù l'alici (pizzette con le alici); Lampi e truoni (lagane con i ceci); Cucchiari (pizzette semplici); Crespelle (crepes semplici); Paparuli 'm'buttiti (peperoni ripieni preparati soprattutto a Natale e a San Rocco); Sciurilli (pizzette con i fiori di zucca); Spugnata e Zupp'e cardone (zuppe entrambe cucinate a Natale; la prima servita come antipasto al cenone e la seconda gustata il giorno del 25); Menestra ‘mmaritata (verdura cucinata con carne di maiale); Fasuli ‘dintu ‘u pignato ( fagioli cotti lentamente in un tegame di terracotta); Pane cu ‘e cicule (pane farcito con pezzetti di grasso di maiale); Viscotta (pezzo di pane biscottato condito con pezzetti di pomodoro); Panecuotto (pane raffermo cucinato con prodotti della terra).
Tra i dolci tipici si annoverano i: Cazzarielli (pasta fresca a forma di spaghetto bollita nel vino cotto), Ferretti e chiacchiere con il miele ( dolci preparati nel periodo di Carnevale) oltre al Puccellato (pane con le uova, preparato nel periodo di Pasqua, che può essere rustico o dolce) e ad altri fragranti prodotti da forno quali pastarelle e taralli semplici o con le uova, biscotti con le mandorle o con l’uva passa.
L’ottimo pane cotto a legna è ideale per accompagnare la degustazione di salsicce, prosciutti, pancette e salumi locali.
Nel cuore dell’antico Sannio, immerso nell’incantevole paesaggio del parco regionale del Taburno-Camposauro, a pochi Km dal comune di Benevento, si trova Foglianise.
Suggestivo paese al centro della Valle Vitulanese è situato a circa 350 m. sul livello del mare alle pendici del monte Caruso comunemente detto San Michele.
Foglianise, con una superficie di circa 1174 ha, conta circa 3600 abitanti e confina con i comuni di Vitulano Castelpoto e Torrecuso e, nella zona bassa, è delimitato dal torrente Jenga affluente del fiume Calore.
Il comune di Foglianise è stato insignito nel 2012 del titolo di città da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il territorio è caratterizzato da una morfologia prevalentemente collinare e dal punto di vista meteorologico da un clima mite, condizioni che favoriscono la coltivazione di vigneti e uliveti che regalano frutti di ottima qualità.
L’abitato è composto dagli antichi casali «Palazzo», «Barassano», «Leschito», «Golini», «Posto», «Sirignano», «Cautani», «Oliveto» e «Foglianise» che ha dato il nome al paese e da una parte moderna che si sviluppa nell’area pianeggiante del «Prato» e nelle contrade di Utile, G. Viglione, Cienzi, Iannilli, e più a valle i caseggiati della Palmenta.
CENNI STORICI
Foglianise è certamente di epoca romana come testimonia la lapide murata nella chiesa di S. Pietro in Vitulano. L'iscrizione latina, databile intorno al III secolo, è voluta dal liberto Umbrio Politimo che offre un'ara dedicandola alla dea Fortuna Folianensis. Questo prezioso reperto riferisce sull'esistenza del culto alla dea Fortuna che qui assumeva il titolo di Folianensis poiché venerata nel territorio appartenuto a Folius, patrizio romano. L'iscrizione è riportata e quindi riconosciuta anche dall'illustre storico di epigrafia latina Teodoro Mommsen nel suo corpus Inscriptionum Latinarum (Berlino 1883). Altri reperti riferiscono sulla sua origine romana come ad esempio l'incisione rupestre dedicata al dio Silvano sulle sponde del torrente Jenga, la stele funeraria di una figura femminile rinvenuta in località Sala e frammenti di epigrafi in diverse zone della Palmenta.. Con la caduta dell'impero romano segue un periodo di scarsità di notizie sulla vita nel territorio Folianensis anche a causa del forte sisma che nel 369 distrusse buona parte dei centri del Sannio. Con l'invasione longobarda del sannio nel 570, viene fondato il grande Ducato di Benevento elevato poi a Principato. E' il periodo in cui ricompaiono documenti che dimostrano la ripresa dell'insediamento di Folianensis che fa parte, insieme agli altri centri della Valle, del Gastaldato di Tocco. Nei tempi successivi Fulianensis (come viene nominato in documenti dell'epoca), vide l'invasione ed il passaggio delle truppe di Carlo d'Angiò e Manfredi di Svevia che intorno a questo territorio sembra si siano dati battaglia intorno al 1200. In un documento del 1417 Folianensis è nominato casale di Tocco, mentre già dopo il terremoto del 1456 decaduta la città di Tocco viene menzionato come casale del Vallo di Vitulano. Foglianese (così chiamato fino a qualche tempo fa) subì nel corso del ‘500 e del ‘600 le sorti degli altri casali del Vallo di Vitulano tra i vari feudatari che compravano e vendevano il feudo fino al 1806 quando Giuseppe Bonaparte, dopo aver occupato il Regno di Napoli, lo divise in 14 province. Foglianise fu uno dei dieci comuni costituitisi nel circondario di Vitulano della provincia del Principato Ultra con sede in Avellino. Nel 1816, la restaurazione borbonica non privò dell'autonomia i dieci comuni della Valle e tra questi anche Foglianise. Il comune viene annoverato nella provincia di Benevento costituitasi 15 maggio del 1861, mentre nel 1892 venne aggregato al circondario di Benevento ed al mandamento di Vitulano. Negli anni 70 il paese ha subito profondi cambiamenti: c’è stato un grande sviluppo urbanistico verso la parte pianeggiante del paese e l’economia, fino a quel momento esclusivamente agricola artigianale, ha visto il nascere dell’industria e del terziario. Attualmente è uno dei 14 comuni del Parco Regionale del Taburno Camposauro.
STORIA CULTURA NATURA
ITINERARI STORICO - CULTURALI
VISITIAMO IL PAESE
Il paesaggio di Foglianise, tra verdi e fertili colline che discendono dolcemente dal Taburno unendosi alle sponde del fiume Calore e del torrente Jenga, consente lunghe e salubri passeggiate. Camminare lentamente tra le strette strade e gli antichi vicoli osservando le costruzioni che testimoniano il tempo antico ma anche il suo inesorabile trascorrere, è come perdersi nella storia e rivivere le tante vicende di cui quei luoghi sono stati protagonisti.
Particolarmente interessanti da visitare sono certamente le chiese e gli antichi casali:
• Chiesa parrocchiale di S.Ciriaco: fondata nel XIV sec. è stata ricostruita e completata nel corso del XVI sec. Dell'impianto originario restano oggi soltanto le colonne in pietra. La tradizione vuole che sia stata costruita sui resti del tempio della Dea Fortuna. La chiesa è costituita da tre navate di cui, la centrale, ha la soffitta di tavole di pioppo dipinte. La cupola è realizzata con cassettoni dipinti nella tonalità dell'azzurro con stelle dorate, simboleggianti la luce divina; nelle vele laterali sono raffigurati i Quattro Evangelisti. All’interno è conservata un statua lignea (sec. XIX) di San Ciriaco, protettore di Foglianise.
• Chiesa del SS. Corpo di Cristo e S.Anna: fu edificata nel 1536 e aggregata al Capitolo della Basilica Lateranense. Sede dell'antica Arciconfraternita del Santissimo Corpo di Cristo, è ubicata a sud-ovest dell'abitato di Foglianise e si presenta con pianta a croce latina. La navata è caratterizzata da una volta a botte con cassettoni, mentre il coro è sovrastato da una volta a cupola con pennacchi. Al suo interno, oltre alla statua lignea di S.Anna (sec. XIX), è conservata una preziosa tela raffigurante la Nascita della Madonna (XVII sec.). Nella sagrestia si trova un'antichissima biblioteca contenente più di 2000 libri e una collezione di pastori del Settecento, opera dei maestri napoletani, recentemente restaurata.
• Chiesa di S.Maria di Costantinopoli: La Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, è un antico convento-eremitorio dei PP.Carmelitani. Il convento fu fondato nel 1549. e, a quel tempo, si trovava nella periferia orientale del paese, oggi diventato centro. All’interno della Chiesa si trovano: una tavola del XVI sec. raffigurante “Maria SS. Del Rosario e Santi”, la tela raffigurante la “Dormitio della Madonna” del 1630 ed la tela “Madonna del Carmine con anime purganti” del XVII secolo. La chiesa, in origine composta di una sola aula rettangolare, sul finire del XVI secolo venne trasformata a croce latina. Il pittore beneventano Giuseppe Salvetti, vissuto nel XIX secolo, dipinse 15 tele raffiguranti i Misteri del Rosario, conservati in buono stato. Il campanile della chiesa è il simbolo di Foglianise. Esso fu completamente ristrutturato nel 1886; la campana più grande è del 1840, un’altra è del 1816, e, la più piccola è del 1562.
• Basilica della SS.Annunziata e di S.Antonio: la tradizione vuole che sia stato fondata da San Bernardino da Siena nel 1440. È meta di turisti e di fedeli legati a Sant'Antonio di Padova. È possibile ammirare: il portale antico della chiesa con lunetta raffigurante "l'Annunziata" affrescato da F. Solimena nel 1721; il complesso absidale con la tavola dell'Annunziata di scuola rinascimentale toscana (XV sec.); il soffitto in legno dell'oratorio T.O.F. dedicato a San Rocco, costruito dopo il flagello della peste (1656); affresco della Madonna con Bambino e santi, di scuola locale (XV sec.) rinvenuto sotto l'intonaco nel restauro del 1930; chiostro e cisterna del VIII sec. Fino alla metà del XIX sec., il convento è appartenuto alla parrocchia di San Ciriaco di Foglianise (lo attestano i registri parrocchiali della chiesa). Nel 1852, con la formazione dei comuni nella valle, il convento per territorio è toccato a Vitulano.
• Cappella di San Rocco: graziosa Cappella campestre, edificata, al Casale Cautani, nel 1579; al suo interno custodisce la statua in legno policromo di S.Rocco. Al venerato giovane Santo taumaturgo si rivolsero i fedeli allo scoppiare della peste del 1656, causa di oltre mille vittime, invocandolo in questa cappella posta alla periferia del paese; iniziò così la devozione che porterà alla Festa del Grano. Ogni anno, la mattina del 16 agosto, giorno in cui si venera S.Rocco e si svolge la manifestazione, dinanzi alla chiesetta, avviene la benedizione dei "carri di grano".
• Cappella di San Nicola già San Giacomo: La data di fondazione della Cappella è incerta: si presume sia stata realizzata nel XVI secolo nei pressi del Vico Grande che, allora, fungeva da collegamento tra la parte alta e la parte bassa del paese, sui ruderi dell’antico cimitero di San Giacomo Apostolo. Il 4 Novembre del 1703 il Cardinale Orsini consacrò la cappella e l’altare. Nello stesso anno il pittore Pennini dipinse, nel catino absidale, l’immagine di San Nicola nell’atto di ricevere il Vangelo da Gesù e il Pallio dalla Madonna. Ancora nel 1703, la cappella si arricchì di una tela raffigurante il Santo con dei bambini. Nel 1760 fu ricostruito il portale in pietra. Nel 1968, con il contributo dei fedeli, mons. Gioacchino Pedicini fece ristrutturare la cappella e volle abbellire il soffitto, già affrescato da Nicolino Pedicini, con l’inserimento del suo stemma vescovile. Affianco alla Cappella, si erge la Torre dell'orologio, costruita nel 1882.
• Cappella di San Nicola dei Sauchelli: Nel 1637, al casale Palazzo, Giovanni Maria Sauchella costruì una piccola cappella dedicata a San Nicola di Bari. La cappella si presenta con una pianta di forma quadrata e conserva, ancora oggi, il bel portale in pietra. Sull’altare fu collocato un dipinto, attribuito al pittore Giuseppe Castellano, raffigurante San Nicola con ai lati i bambini ed un servetto; in basso fu sistemato lo stemma dell’Orsini. Attualmente la cappella, pur conservando tutto il suo fascino, non è in buone condizioni.
• Cappella di Maria SS. delle Grazie: edificata nell'antico casale di Barassano, venne probabilmente costruita intorno al XVI sec.. Incassata nella parete del terreno ripidissimo che precede di poco il breve bosco che circonda il monte Caruso, il luogo di culto mariano è di piccole dimensioni, in quanto scavato nella roccia retrostante, dispone di una navata centrale e, a sinistra, di una laterale più piccola, provvista anch'essa di ingresso. Collegato alla piccola navata laterale, si erge il campanile, privo del pinnacolo.
• Cappella della Madonna del Carmine: nell'antico casale di Sirignano, scendendo in un suggestivo vicolo, si giunge alla Cappella della Madonna del Carmine, edificata nel 1799. La cappella presenta un unico altare, al di sopra del quale appare un quadro della Madonna del Monte Carmelo.
• Cappella della Madonna di Montevergine: situata nella contrada Giovanni Viglione, fu benedetta ed aperta al pubblico il 27 aprile 1923. La volle fortemente Giuseppe Iannuzzi, un abitante di Foglianise, in quanto, a suo dire, durante il periodo della prima guerra mondiale, la Madonna gli apparve in sogno e gli disse: "Costruisci una chiesa in mio nome nel punto in cui io ti indicherò".
• Casale Foglianese: Con l'ex cappella di S. Giacomo (oggi intitolata a S. Nicola), la fontanella a ridosso della chiesetta e la torre civica dell'orologio, l'agglomerato circostante forma il casale di Foglianise che da poi il nome a tutto il paese. Il Vico Grande doveva essere uno dei quartieri più grandi che formavano il casale. Ripide scalette in pietra, silenziosi cortili ed ombreggiati sottopassaggi conducevano un tempo a piccole ma fiorenti botteghe artigiane.
• Casale Oliveto: Zona costituita da vicoli e passaggi. Suggestivo è il Vico Russo. Le sue graziose scalette si fermano al portale in pietra al di là del quale una colonna di epoca romana sorregge il portico dalla volta a crociera. Nel vico Russo è stata fusa la campana più grande che compone il campanile di S.Maria.
• Casali Palazzo e Barassano: Il Palazzo, insieme a Barassano, costituisce quella parte del paese antico che si ammira da Piazza S. Maria di Costantinopoli. Conserva in alcuni tratti la struttura robusta medievale tipica degli agglomerati urbani del sud Italia: Cappellina intitolata a S. Nicola, mura e portali in pietra, stradine strette e tortuose, sottopassaggi, vicoletti che si diramano in altrettanti piccoli tracciati fino a raggiungere l'ingresso delle abitazioni attraverso rampe di scale ripidissime. Barassano, edificato lungo il ripido sentiero che porta al monte Caruso, ha la propria cappella con torretta campanaria dedicata alla Madonna delle Grazie. In questi casali è stato girato il film di Pino Tordiglione “Il Natale rubato” e, presto, anche Sergio Pacelli vi realizzerà le riprese per la fiction sull’infanzia di S.Pio da Pietrelcina.
• Casale Sirignano: Sirignano è uno dei 36 Casali che formavano la Valle Vitulanese fino al XVI secolo; oggi frazione di Foglianise, è patria del poeta e giureconsulto Basilio Giannelli, regio Consigliere di S. Chiara e protetto di Carlo II. Il casale, edificato nei pressi di due sorgenti, non ha subìto grossi sconvolgimenti nel corso del tempo ed oggi i suoi vicoletti presentano il tipico aspetto medievale.
• Casale Posto:Il caseggiato arroccato lascia pensare ad un luogo dal quale si potesse spaziare con lo sguardo sulla valle sottostante e magari controllare eventuali movimenti sulle rare mulattiere sterrate che solcavano le colline. Il Posto è un Casale che possiamo guardare solo dal basso, quasi incastrato nella roccia grigia del monte Caruso.
• Casali Golini e Leschito: Golini trae il nome dalla famiglia che lo ha fondato, mentre il termine Leschito si riferisce sicuramente alle “Lesche”, tipica fibra vegetale dura e filiforme che abbonda nei territori pedemontani, con la quale si intrecciavano efficaci scope per spazzolare pavimenti, aie e cortili. Tra le antiche mura del Leschito naque Francesco Pedicini che da Pio IX fu nominato arcivescovo di Bari. Monsignor Pedicini amò molto questi luoghi e pensando alla sua terra natale, scrisse un'opera dal titolo: La Valle Vitulanese e S. Menna Solitario.
VIAGGIO TRA LE ARCHITETTURE RUPESTRI DI FOGLIANISE
Il viaggio tra gli eremi e le altre costruzioni rupestri che si trovano nel territorio di Foglianise è un percorso davvero interessante. Camminare tra i sentieri, inoltrarsi nei boschi, sentire l’odore della natura, arrampicarsi fino ad arrivare in cima… ma allo stesso tempo capire le storie, le leggende, le tradizioni legate ai luoghi attraversati….È davvero incantevole e sicuramente una esperienza da vivere.
le costruzioni presenti nel territorio di Foglianise sono la testimonianza del passaggio dei viandanti durante i loro pellegrinaggi verso la Terra Santa. Intorno all’anno mille il fenomeno del pellegrinaggio si diffuse in tutta Europa. I pellegrini occuparono le grotte carsiche che trovavano sul cammino trovando riparo e acqua. Con il passare del tempo su quelle piccole e buie grotte furono eretti dei veri e propri monasteri o piccoli eremi collegati a culti particolarmente sentiti dagli abitanti della valle. Per molti secoli questi edifici furono abitati da frati appartenenti a vari ordini che divennero gli spiriti guida del popolo e introdussero nella Valle varie tecniche di coltivazione e di allevamento come quella importantissima del baco da seta. Oggi, lasciate dai monaci, queste costruzioni rupestri sono abbandonate o vengono utilizzate solo in occasione delle varie feste religiose. Le costruzioni attualmente visibili sono l’eremo di San Michele (Foglianise) e i ruderi di Santa Maria in Gruptis ( nel territorio di Vitulano ma appartenente a Foglianise).
MONASTERO DI SANTA MARIA IN GRUPTIS ( X secolo )
E’ situata tra la montagna di Solopaca e Vitulano, in luogo strategico tra la Valle Telesina e quella Vitulanese , alla sommità di uno strapiombo detto “funno”. La data di fondazione è collocabile tra il 940 e il 944 d.C. per opera dei principi longobardi di Benevento Atenulfo II e III e dedicato alla Madonna. Le fu attribuito il toponimo “della Grotta” perché il monastero è stato eretto su una serie di grotte carsiche in precedenza occupate dai pellegrini di passaggio. Il monastero fondato dai Benedettini, fu poi occupato dai Celestini e dagli Umiliati fino a quando nel 1705 il Cardinale Orsini sconsacrò la chiesa che da allora fu abbandonata. Durante l’Unità d’Italia divenne un rifugio per i briganti che usufruivano delle sua posizione strategica per sfuggire alla cattura e nascondere i loro bottini. Nel tempo per il mistero del luogo si sono diffuse numerose leggende riguardanti santa Maria in Gruptis, leggende che parlavano di draghi, streghe, sette sataniche ecc. Attualmente dell’imponente monastero non rimangono che pochi resti. Si possono osservare l’imponente torre quadra sviluppata su tre livelli, parte del muro di cinta, i resti di quella che doveva essere la chiesa con l’abside e al livello inferiore alcune delle grotte carsiche abitate dal principio. Ormai in stato di rudere e pericolante è davvero affascinante da ammirare per la sua incredibile posizione e per quel fascino misterioso che la circonda, si raggiunge solo a piedi attraverso un caratteristico e stretto sentiero in pietra che si inoltra nel bosco per circa un km.
EREMO DI SAN MICHELE ( XI SECOLO)
Il culto di San Michele è molto antico, le sue origini risalgono in Oriente intorno al II secolo d.C. I Longobardi in tutto il loro regno eressero diverse chiese dedicate a San Michele, che assimilavano al loro Dio Odino, Dio della guerra. Tutte le chiese di questo periodo avevano due caratteristiche comuni: si trovavano in zone montuose e sono edificate su grotte carsiche con la presenza di acqua. L’eremo di San Michele è costruito sul monte Caruso protetto da pareti rocciose esposto verso sud. Su due grotte carsiche intorno all’XI secolo venne costruita la piccola cappella con l’altare dedicato a San Michele addossato a una parete della grotta superiore e in seguito il livello inferiore con le celle per gli eremiti. Intorno al XV secolo furono aggiunte la sagrestia, la cappella delle reliquie e sulla facciata della chiesa fu montato il portale in pietra con architrave e lunetta superiore. Particolarmente interessante è il sistema della raccolta delle acque che si può osservare all’interno della grotta superiore: attraverso canali scavati nella roccia l’acqua arriva alle vasche di raccolta, sempre in pietra, una nella grotta superiore e una in quella inferiore che funge da pozzo. Interessante e anche la presenza di due porte di accesso una sul lato est e l’altra sul lato sud, costruite per mettere a tacere la disputa durata anni tra il popolo di Foglianise e quello di Vitulano sulla proprietà dell’eremo Il culto di San Michele è molto sentito nella valle e lui sono attribuiti numerosi miracoli tra cui quello di avere fermato con la sua potente spada un masso enorme distaccatosi dalla montagna e che avrebbe distrutto completamente l’antico abitato di Foglianise.
ITINERARI NATURALISTICI
il territorio di Foglianise fa parte del Parco regionale del Taburno Camposauro Istituito nel 2002 Il parco ha un’estensione di 12.370 ettari, con una popolazione di circa 25.000 abitanti distribuiti nei territori di 14 comuni in provincia di Benevento. Il massiccio Taburno-Camposauro fa parte dell'Appennino Campano. Sito ad Ovest di Benevento, nella cui provincia ricade interamente, culmina nel Monte Taburno (m 1394), Camposauro (m. 1388) e Pentime (m 1170).Il loro profilo ricorda quello di una donna sdraiata, da cui l'appellativo:"Dormiente del Sannio" dato al massiccio. È interessante visitare il Parco in ogni periodo dell’anno anche se i mesi migliori sono quelli estivi e autunnali. percorrendo i tantissimi sentieri che attraversano il Parco si possono trascorrere giornate in una dimensione naturale, alla scoperta dei segreti del bosco, della sua ricca flora e fauna, delle sue particolarità geologiche e antropologiche. La natura incontaminata e il silenzio conducono in una dimensione rilassante e lontana dallo stress quotidiano, i profumi e i colori consentono, almeno per un attimo, la fusione completa con la natura, condizione naturale dell’uomo troppo spesso dimenticata nel mondo caotico e tecnologico di oggi. Camminando per i tanti sentieri che attraversano il Parco è possibile ammirare come cambia la vegetazione in base all’altitudine passando dai bellissimi uliveti e vigneti della fascia pedemontana, agli immensi boschi di faggeti e castagneti intorno ai 800 – 900 metri, per rimanere sorpresi dalla assoluta mancanza di vegetazione delle depressioni tettonico-carsiche del campo di Cepino, del Piano Melaino e del Campo, si può trovare, inoltre, una grandissima varietà di specie mediterranee di piante, a cui si uniscono, man mano che si sale, specie a carattere submontano e montano e vari tipi di funghi commestibili. Inoltrandosi nel bosco si può venire a contatto con varie specie di animali selvatici tra cui il temuto cinghiale e la velenosa vipera o si può ammirare il volo maestoso del gheppio o della poiana. Un’escursione al Parco regionale del Taburno Camposauro permette di visitare e conoscere i luoghi e alla fine di capire il “senso interiore” del territorio visitato, di percepire, cioè, le unicità, quell’insieme di condizioni ambientali, biologiche, culturali che rende l’area protetta del Parco diversa e unica.
SAN ROCCO E LA FESTA DEL GRANO
Ogni anno, a Foglianise, l’arte incontra la tradizione il 16 agosto. In questo giorno si svolge la manifestazione della Festa del Grano in onore di S.Rocco di Montpellier, santo patrono del paese.
L’origine della festa è tuttora difficile da stabilire nonostante i numerosi studi portati avanti dagli studiosi. Sembra, comunque, che, da rito pagano, di epoca romana, la festa si sarebbe trasformata, nei secoli, in un culto cristiano. L’ipotesi pagana fa risalire la Festa del Grano ai riti in onore di Cerere, dea romana delle messi, o di Fortuna, dea della fertilità. Durante questi riti le donne, intrecciatesi sul capo delle spighe, compivano danze pubbliche in onore della dea e, una volta concluse, si portavano in processione verso il tempio per offrire a Cerere animali e pane.
Assimilata e trasformata dalla civiltà cristiana, tale usanza determinò il trasferimento del rito e delle messi al centro del paese. Da ciò il via ad una processione del grano e ai primi tentativi di elaborazione dei carri. Tale consuetudine si ritrova nel 1482, quando, agli inizi di agosto, il popolo si recava in una chiesa del paese dove esistevano i ruderi di un antico tempio consacrato alla dea delle messi, per ringraziare Dio dell’abbondanza del raccolto.
Nel 1656 si diffuse, in tutto il Regno di Napoli, la terribile “spagnola”, una peste che disseminò morte e carestia. A Foglianise invocarono San Rocco, la cui devozione era presente nella Valle Vitulanese già nel Cinquecento, perchè salvasse il paese dal terribile male. Canti, penitenze, processioni, offerte, fino a quando l’epidemia passò. Gli abitanti di Foglianise donarono alla chiesa di S.Rocco delle grosse somme di denaro, come risulta dagli inventari della cappella degli anni 1687, 1697, 1711 e 1727 e abbondanti offerte di grano. Una vera festa in onore di S.Rocco sarebbe nata dopo la venuta, a Foglianise, della reliquia del Pellegrino di Dio, nel 1727. Il primo documento certo sulla presenza della festa in onore di S. Rocco risale al 1730 ed è il cosiddetto “Libro del Cannaruto”, un manoscritto, che si trova nell’Archivio della Chiesa di S.Anna a Foglianise, contenente i conti dell'evento dal 1730 al 1761.
Con il trascorrere degli anni, questi semplici carri trainati dai buoi, riempiti di grano, cominciarono ad essere arricchiti, con ghirlande di spighe e fili di paglia intrecciati. Nel corso dell'Ottocento, la manifestazione subì un'evoluzione e fecero la comparsa le prime riproduzioni di quadri e altari votivi, in cui l'arte dell'intreccio si fondeva con l'immagine di San Rocco. Risale ai primi anni del Novecento, invece, il “Palio” un alto campanile di paglia, che raggiungeva circa venti metri d'altezza, portato a spalla da numerosi fedeli. Con l'arrivo dell'elettricità in paese (1928) esso non poté più essere realizzato perché le condutture elettriche non ne consentivano il passaggio. I foglianesari, allora, cominciarono a realizzare carri più piccoli sempre decorati con intrecci di spighe .
Fino al 1972 la Festa del Grano è stata organizzata da privati cittadini; nel 1973 è la Pro Loco ad occuparsi della gestione della festa, che apporta numerose novità quali l’introduzione del percorso circolare della sfilata, la suddivisione dei carri in categorie e l’ideazione di gruppi tematici di persone che sfilavano accanto ai carri, caratteristiche tuttora presenti. Dal 1980 in poi la gestione e l’organizzazione della festa è stata assunta dall’amministrazione comunale.
Oggi la Festa del Grano è uno degli eventi più suggestivi e apprezzati della regione Campania che, ogni anno, si rinnova e migliora nel rispetto della tradizione.
LA FESTA OGGI
La Festa del Grano rappresenta il momento clou dei festeggiamenti in onore di San Rocco che iniziano l’8 Agosto, giorno del compatrono San Ciriaco, e terminano il 18 con il concerto di grandi protagonisti della musica italiana e i fuochi d’artificio. Elemento caratterizzante della manifestazione è la tradizionale sfilata dei carri di grano, apprezzata e ammirata da sempre più numerosi visitatori che restano incantati davanti all’originalità della lavorazione della paglia frutto della bravura dei maestri dell’intreccio. La sfilata ha solitamente inizio intorno alle ore 9,00, quando tutti i "carri" ed i vari "gruppi" sono giunti in Piazza Santa Maria. L’apertura della sfilata, tra il suono festante delle campane , le note della banda musicale e il gruppo folkloristico "Fortuna Folianensis", è affidata alle “pacchiane” (donne in costume tradizionale con in testa le “gregne” (ceste contenenti grano) e i “toselli” (piccoli altari in paglia), che precedono il caratteristico carro con i buoi. Seguono i vari carri riproducenti facciate di cattedrali famose , monumenti storici o qualsiasi cosa ispiri la fantasia dei maestri della paglia. La sfilata, imboccata Via Cimitero, prosegue tra due ali di folla, sempre più numerosa ed entusiasta, tra la varietà dei colori e dei costumi dei gruppi tematici. Si continua, poi, per Via S.Pedicini, Viale San Rocco, fino alla cappellina del santo patrono. Qui i "Carri", alla presenza della statua di San Rocco rivestita di tutti i suoi preziosi ornamenti, vengono benedetti dall'Autorità ecclesiastica e premiati dall’autorità civile. La sfilata, così, si trasforma in processione: anche san Rocco, tra i canti e le preghiere, partecipa alla festa e alla gioia dei suoi fedeli. Sempre tra una marea di folla, si percorrono due strade dell'antico centro di Foglianise, Umberto 1° e Via Roma, per concludere in Piazza Santa Maria tra le note della banda musicale e il crepitare dei fuochi d'artificio. I carri vengono poi esposti per le strade del paese per tutti i giorni della festa. La prima domenica dopo il 18 agosto la statua di S.Rocco, in processione, fa ritorno alla sua cappella.
IL CARRO
Il carro è un pregevole lavoro in paglia, frutto di minuziose giornate di lavoro. Gli “artisti della paglia”, nelle campagne, nelle case, nei circoli e nelle associazioni,dai mesi di Gennaio-Febbraio, cominciano a preparare le loro opere coniugando volontà, abilità e pazienza alla devozione verso S.Rocco.
I “maestri” hanno imparato dalle generazioni precedenti i segreti e l’arte dell’intreccio. La tecnica di lavorazione viene appresa sin da piccoli. Da diversi anni anche nelle scuole di Foglianise è attivo un laboratorio della paglia.
Per il tema presentato e per le dimensioni, i carri si suddividono in:
CARRI PICCOLI, lavori presentati dai giovanissimi, dagli apprendisti del lavoro della paglia che tengono viva la tradizione dei padri;
CARRI MEDI, che vanno ad affrontare un tema culturale o storico o d’attualità;
CARRI NOVITA’, che, introdotti alla fine degli anni ’70, rappresentano eventi contemporanei o si ispirano alla tecnica e alla scienza;
CARRI GRANDI O TRADIZIONALI, sono il segno della tradizione, della fede e della devozione e riproducono facciate di chiese o cattedrali famose.
La realizzazione del carro è complessa e laboriosa: dopo aver deciso il soggetto da proporre alla sfilata, che rimane segreto fino al giorno 16, ci si adopera per costruire la struttura di legno in scala e nel rispetto più assoluto delle proporzioni su cui poi dovranno essere sistemati i vari manufatti. si scelgono le spighe, quindi si prosegue mettendo la paglia in una “bagnarola” piena d’acqua per circa due ore affinché sia abbastanza morbida per essere intrecciata. A questo punto si cominciano a realizzare le “trecce” (da 3 fino ad anche 33 fili), gli “scupidù” e i “laccetti” (più steli sovrapposti intorno ad un’anima di ferro), le striscette di paglia incollata. Poi, il “maestro”, con gli intrecci, crea, sulla struttura di legno, giochi ed effetti straordinari. L’opera finita viene montata su trattori o camion i quali sono allestiti con le “paccocce” (covoni di grano grezzo) e bandierine colorate così da essere pronti per il fatidico giorno della sfilata.
I PIACERI DELLA TAVOLA
Per la sua conformazione geo-morfologica, Foglianise basa la propria economia sulla coltivazione della vite e dell’olivo.
Culla dell’Aglianico del Taburno e del Taburno ( nei tipi Novello, Piedirosso, Falanghina, Coda di Volpe, Greco) DOC dal 1986, e di altri vini IGT, tutti prodotti dalla nota Cantina del Taburno, Foglianise è conosciuto anche per la produzione dell’eccellente olio extravergine d’oliva tanto da essere incluso nel territorio della DOP “Sannio Caudino Telesino” insieme ad altri 34 centri della provincia di Benevento.
La vendemmia comincia gli ultimi giorni di settembre e si protrae, anche in relazione alle condizioni meteorologiche, fino a quasi tutto il mese di ottobre.
Nei mesi di novembre e dicembre, invece, passeggiando per le strade di campagna, è facile scorgere uomini e donne alle prese con la raccolta delle olive le quali sono successivamente trasformate in olio nei frantoi presenti nel territorio.
L’olio extravergine di oliva è l’ingrediente principale della tavola foglianesara la quale offre specialità quali:
Cecatielli cù sugu (cavatelli con il sugo di pomodoro e basilico); Pizzilli cù l'alici (pizzette con le alici); Lampi e truoni (lagane con i ceci); Cucchiari (pizzette semplici); Crespelle (crepes semplici); Paparuli 'm'buttiti (peperoni ripieni preparati soprattutto a Natale e a San Rocco); Sciurilli (pizzette con i fiori di zucca); Spugnata e Zupp'e cardone (zuppe entrambe cucinate a Natale; la prima servita come antipasto al cenone e la seconda gustata il giorno del 25); Menestra ‘mmaritata (verdura cucinata con carne di maiale); Fasuli ‘dintu ‘u pignato ( fagioli cotti lentamente in un tegame di terracotta); Pane cu ‘e cicule (pane farcito con pezzetti di grasso di maiale); Viscotta (pezzo di pane biscottato condito con pezzetti di pomodoro); Panecuotto (pane raffermo cucinato con prodotti della terra).
Tra i dolci tipici si annoverano i: Cazzarielli (pasta fresca a forma di spaghetto bollita nel vino cotto), Ferretti e chiacchiere con il miele ( dolci preparati nel periodo di Carnevale) oltre al Puccellato (pane con le uova, preparato nel periodo di Pasqua, che può essere rustico o dolce) e ad altri fragranti prodotti da forno quali pastarelle e taralli semplici o con le uova, biscotti con le mandorle o con l’uva passa.
L’ottimo pane cotto a legna è ideale per accompagnare la degustazione di salsicce, prosciutti, pancette e salumi locali.
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